Kerry: «Non c’è alcuna possibilità che Assad rimanga al potere»

L'ha detto alla conferenza di pace sulla Siria e potrebbe ridurre le possibilità di un accordo per mettere fine alla guerra

US Secretary of State John Kerry gets into his car after disembarking his plane at Stansted airport, north of London on September 8, 2013. US Secretary of State John Kerry continued a diplomatic offensive in Europe on Sunday to win support for military action in Syria. AFP PHOTO/LEON NEAL (Photo credit should read LEON NEAL/AFP/Getty Images)
US Secretary of State John Kerry gets into his car after disembarking his plane at Stansted airport, north of London on September 8, 2013. US Secretary of State John Kerry continued a diplomatic offensive in Europe on Sunday to win support for military action in Syria. AFP PHOTO/LEON NEAL (Photo credit should read LEON NEAL/AFP/Getty Images)

Mercoledì 22 gennaio sono iniziati in Svizzera i colloqui preliminari alla conferenza di Ginevra sulla Siria, a cui partecipano rappresentanti del governo e dell’opposizione moderata siriana. Nonostante il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, abbia chiesto ai paesi partecipanti di ammorbidire le rispettive posizioni – giudicate molto distanti alla vigilia – per il raggiungimento di una tregua in Siria, le cose non sembrano essere iniziate in maniera positiva: il segretario di Stato statunitense John Kerry ha fatto una dichiarazione molto forte e in qualche maniera inaspettata, dicendo:

«Noi vediamo solo un’opzione, negoziare un governo di transizione nato da un consenso tra le parti. Questo significa che Bashar al Assad non farà parte del governo di transizione. Non c’è alcuna possibilità, in nessun caso, che un uomo responsabile di azioni così brutali contro la sua stessa popolazione possa rimanere legittimamente al governo.»

Le critiche contro Assad si sono intensificate negli ultimi due giorni, dopo che il Guardian e la CNN hanno pubblicato le conclusioni di un rapporto – ottenuto in esclusiva – realizzato da un team internazionale di importanti giudici, avvocati, antropologi, esperti in immagini digitali e patologi forensi che dimostrerebbe l’esistenza di «prove dirette» di «sistematiche torture e uccisioni» compiute dal regime del presidente siriano Bashar al Assad durante la guerra civile in Siria. Le dichiarazioni di Kerry, comunque, potrebbero rendere difficile il raggiungimento di un accordo finale: prima dell’inizio dei colloqui Assad aveva fatto sapere che un suo allontanamento dal potere non era nemmeno da discutere, e che il tema non sarebbe stato parte del dibattito tra i partecipanti della conferenza in Svizzera. Nelle ultime settimane Assad ha anche espresso più volte la sua volontà di ricandidarsi alle prossime elezioni presidenziali siriane.