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  • Giovedì 9 gennaio 2014

Chris Christie e lo scandalo del ponte

La storia di cui stanno parlando tutti i siti di news americani, che sembra uscita da una serie tv e coinvolge il probabile candidato repubblicano alle prossime presidenziali

ASBURY PARK, NJ - NOVEMBER 05: New Jersey Governor Chris Christie attends his election night event after winning a second term at the Asbury Park Convention Hall on November 05, 2013 in Asbury Park, New Jersey. Incumbent Governor Chris Christie defeated his Democratic opponent Barbara Buono by a commanding margin. (Photo by Kena Betancur/Getty Images)
ASBURY PARK, NJ - NOVEMBER 05: New Jersey Governor Chris Christie attends his election night event after winning a second term at the Asbury Park Convention Hall on November 05, 2013 in Asbury Park, New Jersey. Incumbent Governor Chris Christie defeated his Democratic opponent Barbara Buono by a commanding margin. (Photo by Kena Betancur/Getty Images)

Mercoledì 8 gennaio il Wall Street Journal e il North Bergen Record hanno pubblicato alcune email che potrebbero diventare un grosso problema per Chris Christie, governatore dello stato del New Jersey. Le email raccontano una storia di prepotenze e vendette politiche che sembra uscita da un film, o dalla serie tv House of Cards, sulla quale i media statunitensi si sono fiondati soprattutto perché Chris Christie è il probabile candidato repubblicano alle prossime elezioni presidenziali americane del 2016 e i fatti di questi giorni potrebbero danneggiarlo molto. Christie è visto come un moderato, è stato appena rieletto a larga maggioranza, ha un buon rapporto con Obama e con gli elettori democratici del suo stato: insomma, non è (non era?) uno da cui aspettarsi grandi scorrettezze e prepotenze nei confronti dei suoi avversari. Lo scandalo ha costretto Christie a pubbliche scuse e a licenziare una sua stretta collaboratrice, il tutto mentre la procura apriva un’inchiesta ufficiale su quanto accaduto.

La storia dall’inizio
Lo scandalo riguarda la decisione del Port Authority of New York and New Jersey – organo interstatale di New York e New Jersey che si occupa della maggior parte dei trasporti interregionali – di bloccare per quattro giorni lo scorso settembre il traffico del George Washington Bridge, il ponte che collega Manhattan al New Jersey. Secondo alcune ricostruzioni fatte a partire dalle email pubblicate, l’amministrazione di Christie ha influenzato la decisione dell’autorità per danneggiare Mark Sokolich, il sindaco democratico di Fort Lee, una piccola cittadina del New Jersey, che non aveva appoggiato la rielezione di Christie a governatore nel novembre 2013. In sintesi: hanno fatto chiudere un ponte per creare appositamente ingorghi e traffico, per danneggiare politicamente un avversario.

Fort Lee è il paese che si trova all’imbocco del George Washington Bridge, uno dei più ponti trafficati al mondo, con circa 70mila veicoli che transitano ogni giorno. Lo scorso settembre due corsie del ponte sono rimaste chiuse per quattro giorni consecutivi, creando gravi disagi e ingorghi, specialmente a Fort Lee. I documenti pubblicati riguardano il processo che c’è stato dietro alla decisione di bloccare il traffico del ponte: sono principalmente conversazioni risalenti ad agosto e settembre dello scorso anno, avvenute tra Bridget Anne Kelly, vicecapo dello staff di Christie, e David Wildstein, un amico di lunga data del governatore e direttore dei progetti al Port Authority of New York and New Jersey.

«È ora che ci siano problemi di traffico a Fort Lee»
Il 13 agosto in una conversazione email Kelly scrisse a Wildstein: «È ora che ci siano problemi di traffico a Fort Lee». Wildstein rispose: «Ricevuto». Il 9 settembre la Port Authority of New York and New Jersey comunicò di voler fare uno studio approfondito sul traffico del George Washington Bridge e decise di chiudere due delle tre linee di transito del ponte. Nel giro di pochissimo Fort Lee si trasformò in un grande parcheggio a cielo aperto: il traffico diventò talmente intenso da ritardare anche il passaggio delle ambulanze (per questo, scrive Bergen Record, una donna di 91 anni morì a causa di un malore) e impedire ai bambini di raggiungere le scuole. Il 10 settembre una persona non identificata scrisse una mail a Wildstein: «È sbagliato che stia sorridendo? Mi dispiace per i bambini. Credo». Wildstein rispose: «Sono i bambini degli elettori di Buono». Barbara Buono era la candidata democratica che Christie sconfisse alle elezioni per diventare governatore del New Jersey: nonostante Christie sia repubblicano, alle ultime elezioni fu appoggiato da 50 democratici locali, tra cui non c’era però il sindaco di Fort Lee, Mark Sokolich.

La pubblicazione delle email ha portato finora alle dimissioni di Wildstein e di Bill Baroni, il vicedirettore esecutivo della Port Authority nominato da Christie, e al licenziamento di Kelly. Intanto i democratici, cercando di sfruttare lo scandalo per colpire Christie, hanno diffuso questo video su YouTube.

La versione di Chris Christie
Mercoledì 8 gennaio Christie ha negato di essere stato a conoscenza delle intenzioni contenute nelle email e ha sostenuto invece che il piano di danneggiare il sindaco democratico di Fort Lee era da attribuire esclusivamente a un membro del suo staff. In un comunicato, Christie ha scritto: «Una cosa è chiara: questo tipo di comportamento è inaccettabile e non sarà tollerato perché le persone del New Jersey meritano di meglio. Questo comportamento non è rappresentativo né di me né della mia amministrazione, in alcun modo, e le persone coinvolte si faranno carico delle responsabilità per le loro azioni».

Durante una conferenza stampa tenuta giovedì 9 gennaio Chris Christie si è di nuovo scusato con gli abitanti del New Jersey e di Fort Lee, si è assunto la responsabilità di quanto è accaduto ma ha ribadito con grande perentorietà di non avere avuto nulla a che fare con quella decisione: si è detto «sbalordito» per la «stupidità» dei suoi collaboratori e ha annunciato di aver licenziato Bridget Anne Kelly, dicendo che «mi ha mentito su questa vicenda». Christie in passato aveva preso in giro i giornalisti che alludevano a un ruolo della sua amministrazione nella chiusura delle corsie – durante la conferenza stampa ha detto che non avrebbe mai scherzato. «Mi chiedo molto cosa ho fatto in questi anni perché queste persone pensassero che mi potesse andar bene un comportamento del genere», ha aggiunto Christie, dicendo per questo di aver dormito poco nelle ultime due notti e rivendicando la sua reputazione di onestà e schiettezza. «Ma non sono un bullo».

Christie ha detto che intende andare a Fort Lee per parlare col sindaco, ma questo gli ha detto di non farsi vedere. Christie ha detto che andrà comunque.

Cosa rischia Christie?
Lo scandalo ha dimensioni assolute relativamente piccole – non si parla di tangenti o cose generalmente peggiori per chi fa politica – ma potrebbe avere conseguenze gravi per Christie. In primo luogo perché la chiusura del ponte è stata una vendetta prepotente ai danni di un avversario ma soprattutto “sulla pelle dei cittadini”: è una storia facile da capire e da spiegare, non ci sono in mezzo transazioni finanziarie o cose complicate da spiegare. E “tutti odiano gli ingorghi”, come scrivono i media americani in queste ore. In secondo luogo, la forza principale di Christie fin qui è stata il suo essere visto come un moderato, uno “eleggibile”, gradito anche ai democratici, a costo di non essere popolarissimo tra i repubblicani più estremisti: questo scandalo rischia di mostrarlo non molto diverso dagli altri repubblicani, agli occhi degli elettori indipendenti e democratici. In terzo luogo, Christie è un personaggio che gode ancora di una limitata notorietà nazionale, per quanto gli appassionati di politica lo seguano da tempo: la maggior parte delle persone negli Stati Uniti conosce Christie solo superficialmente – specie per il fatto che è in sovrappeso – e rischia di sentir parlare per la prima volta di lui per via di una storia così sgradevole, e associarla a lungo al suo personaggio.

Infine, sulla storia è appena stata aperta un’inchiesta: potrebbe diventare più grave, potrebbe restare a lungo sulle prime pagine dei giornali statunitensi, prolungando i suoi effetti sull’opinione pubblica statunitense. Se poi l’inchiesta dovesse far venire fuori che Christie sapeva del blocco delle corsie – cosa che ha negato moltissime volte – l’accusa nei suoi confronti cambierebbe: non sarebbe più colpevole di prepotenza bensì di aver mentito agli americani.

foto: Kena Betancur/Getty Images