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L’attentato di Lockerbie

Fu 25 anni fa, morirono 270 persone e chi ne fu responsabile è ancora poco chiaro

Il secondo elemento fu un frammento del timer della bomba. Dopo averlo analizzato, gli investigatori riuscirono a risalire a un fabbricante di componenti elettronici svizzero, Meister & Bollier. Uno dei titolari, Edwin Bollier, raccontò che nel 1985 aveva venduto alcuni di quei timer all’esercito libico e che aveva anche assistito a una dimostrazione del loro funzionamento nel deserto del Sahara. Bollier disse che nei suoi viaggi in Libia aveva conosciuto in particolare due uomini. Il primo era Abdelbaset al-Megrahi, un ufficiale dell’intelligence libica che usava come copertura l’incarico di direttore della sicurezza delle linee aeree libiche. Secondo Bollier, Megrahi aveva un amico e compagno di affari di nome Lamin Khalifah Fhimah, direttore delle linee aeree libiche a Malta.

Il terzo elemento fu la strada percorsa dalla valigia che conteneva la bomba. Secondo gli investigatori, la valigia era stata caricata all’aeroporto di Malta e quindi, tramite il sistema di trasporto valigie senza passeggero, era stata spedita a Francoforte e quindi sul Pan Am 103. In quello stesso giorno, secondo gli investigatori, Megrahi era arrivato a Malta con un volo da Tripoli. Quando infine Gauci riconobbe una foto di Megrahi e disse che era lui il misterioso cliente che aveva comprato i vestiti nel suo negozio poco prima del disastro, la polizia scozzese chiese l’arresto di Megrahi e Fhimah.

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Il processo
La Libia si rifiutò per quasi dieci anni di consegnare Megrahi e Fhimah. Ci furono lunghissimi negoziati, sanzioni internazionali e altre pressioni in seguito alle quali, nel 1999, la Libia accettò di estradare i due uomini. Il processo cominciò nel maggio del 2000 a Camp Zeist, nei Paesi Bassi, e venne portato avanti da un tribunale scozzese. Nel gennaio del 2001 Megrahi venne condannato all’ergastolo, mentre Fhimah venne prosciolto (qui potete leggere la timeline del processo sul sito di BBC).

La corte stessa scrisse che le prove a sostegno dell’accusa erano “circostanziali”, ma che comunque non c’era alcun dubbio che Megrahi fosse colpevole. In realtà, già pochi mesi dopo la conclusione del processo, cominciarono ad emergere una serie di dettagli che fecero traballare le basi dell’accusa e portarono Hans Köchler, osservatore dell’ONU al processo, a definirlo “uno spettacolare errore giudiziario”.

Emerse ad esempio che Gauci aveva più volte sbagliato a identificare Megrahi e a collocare il giorno esatto in cui secondo lui era avvenuto l’acquisto di vestiti. Anche l’affidabilità di Bollier come testimone venne messa in dubbio. Nel 2007, uno dei suoi impiegati ammise di aver mentito nel corso del processo e di aver fornito agli investigatori del caso Lockerbie un tipo di timer particolare, diverso da quello trovato sul luogo del disastro, e che avrebbe aiutato l’accusa a condannare Megrahi.

Tutti questi elementi spinsero nel 2008 Megrahi a chiedere per la seconda volta una revisione del processo (la prima era stata respinta nel 2002). Pochi mesi dopo, però, Megrahi rinunciò alla possibilità di fare appello in cambio della liberazione per motivi umanitari. Era infatti malato di tumore e in fase terminale. Venne liberato nell’agosto del 2009 e ritornò in Libia, dove venne accolto come un eroe.

Le teorie alternative
Nel 2003 il colonnello Muhammar Gheddafi riconobbe la “responsabilità” della strage di Lockerbie, ma negò il coinvolgimento diretto del suo governo. Contemporaneamente, accettò di pagare 2,7 miliardi di dollari in compensazione alle famiglie delle vittime (altri soldi andarono in quegli anni ai parenti dei morti in un altro attentato, quello al volo UTA 772, che li usarono per un particolarissimo memoriale nel deserto). In molti ritennero la mossa di Gheddafi soltanto un modo per interrompere l’isolamento diplomatico internazionale che da anni colpiva il suo paese. Molte famiglie delle vittime rifiutarono il risarcimento, dichiarando che la Libia non era responsabile dell’attacco e che Megrahi era stato incastrato. Le famiglie delle vittime che non credono alla pista libica hanno creato un sito molto ricco di informazioni.

Sull’attentato di Lockerbie, negli anni, si sono diffuse moltissime teorie della cospirazione. Alcuni accusano i servizi segreti israeliani, altri la CIA o i servizi segreti britannici. C’è un’altra ipotesi, però, che ha sempre il successo maggiore, anche se non sono mai state trovate le prove per supportarla: la pista iraniana. Secondo questa ricostruzione, il Pan Am 103 venne distrutto come rappresaglia per l’abbattimento di un volo di linea iraniano da parte di una nave da guerra americana nel Golfo Persico, durante la guerra tra Iran e Iraq. Ad eseguire materialmente l’attentato sarebbero stati terroristi palestinesi e agenti dei servizi segreti libici pagati dall’Iran. Per quanto questa teoria non sia mai stata provata, il coinvolgimento degli iraniani e dei palestinesi nell’attentato è rimasto a lungo nei titoli di giornale che si sono occupati della vicenda.

La fine di Gheddafi e di Megrahi
Nei primi mesi del 2011, in Libia, scoppiò una guerra civile che portò in poco tempo alla caduta e alla morte di Gheddafi. Durante i combattimenti, diverse importanti personalità abbandonarono il regime. Tra questi ci fu anche Mustafa Abdul Jalil, ministro della giustizia, che dichiarò di avere le prove che lo stesso Gheddafi aveva ordinato a Megrahi di compiere l’attentato. Saif Gheddafi, uno dei figli del colonnello, ha dichiarato in più occasioni che la Libia non aveva responsabilità nell’attacco e che accettò di pagare risarcimenti alle famiglie delle vittime soltanto per ottenere un alleggerimento delle sanzioni. Megrahi si è sempre dichiarato innocente. È morto a Tripoli il 20 maggio del 2012.

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