Anche dinanzi allo smarrimento della sinistra, alla terribile crisi (non solo economica) con cui l’Occidente e noi tutti dobbiamo fare i conti, non c’è ragione per non credere che la nostra società non abbia ancora in sé i semi della propria rinascita.
UNA RICETTA ITALIANA
Una ricetta italiana, ci vuole, che contempli mosse egualitarie e soluzioni liberali. Perché uguaglianza è concorrenza leale, legalità è promozione del merito.
In tutti i settori gli italiani esprimono ancora, caparbiamente, eccellenze incontestabili: dalle storiche aziende del manifatturiero che hanno resistito alla competizione globale reinventandosi, a start-up tecnologiche tra le migliori d’Europa; da laboratori di ricerca scientifici di risonanza mondiale (nonostante le scarse risorse) ad attività non profit e di cooperazione sociale portate ad esempio come modelli internazionali. Per non parlare di quegli amministratori locali che spesso riescono a supplire, con il loro lavoro, con il loro coraggio, laddove falliscono politiche nazionali di corto respiro; fino ai tantissimi talenti sparsi per il mondo del cui contributo la nostra nazione resta orfana da troppo tempo.
Non è in modelli stranieri da importare e da tradurre pedestremente in italiano che troveremo la salvezza. Ci vuole una soluzione che riparta da noi stessi, dalle nostre particolarità, dai nostri limiti e dalle nostre possibilità.
L’Italia può tornare a essere ciò che è stata a lungo, un posto dove andare, dove creare cose che prima non esistevano, nel campo della cultura e della bellezza, ma anche della produzione e del commercio.
L’Italia che fa tesoro delle sue ricchezze e delle sue debolezze, che recupera sugli sprechi – di risorse, di tempo, di territorio – perché sa di non poterseli permettere. E sa che da questa dura lezione si deve ripartire per innovare e per investire sulla qualità. L’Italia che recupera il credito pubblico che le è mancato, in questi anni, all’interno e all’esterno.
L’Italia dei comuni e delle città che tutti ci invidiano, l’Italia dal clima ideale e dalla bellezza diffusa, dell’arte e del paesaggio, l’Italia dell’accoglienza e del Mediterraneo come luogo di incontro e scambio. Un Paese attrezzato per competere col futuro, che non distrugge il territorio ma utilizza l’energia pulita, che non consuma irresponsabilmente risorse e suolo, che abbandona una politica economica obsoleta puntando sull’economia positiva, che ha interesse ad essere altruista e costruisce un capitalismo responsabile, che non cede al nazionalismo ma crede in un federalismo solidale ed in una Unione Politica Europea, livello politico a cui riportare sempre le nostre decisioni.