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  • Sabato 28 settembre 2013

Gli scontri nelle Filippine sono finiti?

La crisi è passata, ha annunciato il segretario alla Difesa del governo: tutti gli ostaggi sono stati liberati ma alcuni gruppi di ribelli sono ancora nascosti a Zamboanga

Philippine soldiers stand on the roof of a damaged house as a Philippine flag flutters at half-mast at Martha Street, the scene of some of the heaviest fighting during the stand-off with government forces in Zamboanga, on the southern island of Mindanao on September 28, 2013. A military campaign at a key Philippine port against Muslim gunmen opposed to peace talks ended September 28, with close to 500 rebels killed or captured and nearly 200 hostages freed, the army said. AFP PHOTO (Photo credit should read STR/AFP/Getty Images)
Philippine soldiers stand on the roof of a damaged house as a Philippine flag flutters at half-mast at Martha Street, the scene of some of the heaviest fighting during the stand-off with government forces in Zamboanga, on the southern island of Mindanao on September 28, 2013. A military campaign at a key Philippine port against Muslim gunmen opposed to peace talks ended September 28, with close to 500 rebels killed or captured and nearly 200 hostages freed, the army said. AFP PHOTO (Photo credit should read STR/AFP/Getty Images)

Sabato 28 settembre il portavoce dell’esercito delle Filippine, Domingo Tutaan, ha annunciato la liberazione degli ultimi 195 civili che erano ancora tenuti in ostaggio dai ribelli islamici del Fronte Moro di liberazione nazionale (MNLF). Il Fronte dal 9 settembre sta combattendo contro l’esercito di Manila nell’area circostante la città di Zamboanga, nell’isola di Mindana.

Scrive Bloomberg – citando Voltaire Gazmin, segretario alla Difesa – che la crisi può definirsi conclusa, anche se le operazioni militari contro i ribelli non sono terminate: alcuni gruppi di ribelli si trovano ancora nascosti nella zone della città lungo la costa e tra di loro ci sarebbe anche il fondatore del movimento, Nur Misuari. In diciannove giorni di combattimenti sono stati uccisi 166 ribelli, mentre tra i soldati dell’esercito sono morte 23 persone e 12 tra i civili. Altri 238 ribelli sono stati invece arrestati e saranno processati.

Alla base degli ultimi scontri c’è l’esclusione del MNLF dai recenti negoziati di pace avviati dal governo. Il MNLF è un movimento separatista che nel 1984 si è distaccato dal Fronte di liberazione islamica (MILF), il gruppo che dagli anni Sessanta reclama l’indipendenza da Manila, la capitale delle Filippine, per la creazione di un paese musulmano nell’arcipelago meridionale di Mindana. Il conflitto fra i gruppi islamici e l’esercito delle Filippine, paese a maggioranza cattolica, dura ormai da 40 anni e ha causato almeno 120 mila morti.

Il MILF ha firmato un trattato di pace con il governo nel 1996, rinunciando all’indipendenza, a favore della formazione di una regione autonoma. Tuttavia le trattative non furono accettate dall’altro ramo armato del movimento, il Fronte Moro di liberazione nazionale. Il governo dovrà quindi cercare nei prossimi mesi di trovare un accordo anche con questo gruppo.

La situazione a Zamboanga – città di circa un milione di abitanti – rimane comunque problematica. In queste settimane tutti i servizi sono rimasti bloccati: i traghetti e le attività del porto sono ferme, i voli non sono ancora ripresi, le scuole e gli uffici pubblici rimangono chiusi, mentre centinaia di case, edifici e negozi sono stati completamente distrutti. Per questo, il governo di Manila ha annunciato che metterà a disposizione circa 67 milioni di euro per la ricostruzione.

Foto: STR/AFP/Getty Images