Credere nelle scie chimiche

Oggi la Stampa dedica due articoli al mondo dei complottisti, per cercare di capire come si faccia a credere in cose così strane

Oggi la Stampa dedica due articoli al mondo dei complottisti e dei debunker, quei giornalisti o esperti in altri campi che si occupano di smontare le cosiddette “bufale”. Nel primo, Silvia Bencivelli, autrice di un altro articolo sulle scie chimiche uscito il 16 settembre sulla Stampa, racconta la reazione a quell’articolo dei cosiddetti complottisti – fatta sostanzialmente di insulti e minacce – e il suo tentativo – fallito – di dialogare con i più ragionevoli di loro.

Le scie bianche rilasciate dagli aerei, che di tanto in tanto può capitare di vedere alzando gli occhi al cielo, non sono la prova di un complotto globale ordito ai danni degli abitanti di questo Pianeta, ma una leggenda nata nel 1997 negli Stati Uniti a scopi sostanzialmente pubblicitari. È stato per aver raccontato questa storia – e ricordato alcune verità scientifiche basilari e condivise – che la sottoscritta, autrice dell’articolo comparso sull’ultimo numero del supplemento de La Stampa «Tuttogreen», è diventata il bersaglio di centinaia di mail contenenti insulti e minacce.

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Il secondo, scritto da Eugenia Tognotti, che insegna storia della medicina all’università di Sassari, spiega come sia possibile che gli esseri umani credano a così tante e spesso così bizzarre teorie del complotto, un tema su cui sono stati fatti diversi studi psicologici.

Molte cose colpiscono negli allarmi dei teorici delle cospirazioni che evocano ogni sorta di trama scellerata, dalle scie chimiche all’uso dell’epidemia A/H1N1 come arma biologica, intenzionalmente utilizzata per una drastica riduzione della popolazione mondiale. La prima, la più banale, è la stupefacente facilità con cui tante persone – in un’èra segnata dal progresso della tecnologia e della scienza- sono disposte a prendere per oro colato le più sgangherate teorie del complotto come quella di una congiura internazionale microchip nel corpo umano (divulgata in Italia dal M5S); o del «complotto lunare» secondo il quale i capi della Nasa falsificarono completamente l’atterraggio dell’uomo sulla Luna, in una cospirazione condotta, manco a dirlo, con la collaborazione del Governo degli Stati Uniti. Ma ad imporsi – oltre al numero e alla lunga durata di alcune strampalate teorie – è la disinvoltura con cui i loro seguaci ignorano le più schiaccianti «prove» scientifiche; e, in generale, il sospetto con cui guardano alla scienza e ai suoi metodi: quando si trovano di fronte a fatti inoppugnabili, che demoliscono le loro folli teorie, le assumono semplicemente come un’ulteriore prova dell’ingegno messo in campo per dimostrare il falso.

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Foto: Dan Kitwood/Getty Images