La politica non ci migliora più

Giuseppe De Rita spiega sul Corriere che un tempo serviva a "diventare altro da quello che siamo", mentre oggi la sua "filosofia di uguaglianza" tiene tutti "ai gradini bassi"

Giuseppe De Rita, sociologo e fondatore del Censis di cui recentemente è stato fatto il nome come possibile candidato alla Presidenza della Repubblica, è l’autore del fondo in prima pagina del Corriere della Sera di oggi, in cui si spiega il fallimento attuale della politica nell’offrire delle opportunità di ascesa sociale e culturale a chi la pratica, e come queste opportunità siano da cercare altrove.

C’è stato un tempo felice in cui tutto il corpo sociale viveva di impulsi politici. Dalla fine della guerra fino al crollo della Prima Repubblica la vita di tutti era segnata dal primato della politica: dal primato delle grandi ideologie dell’epoca (comunismo, liberismo, corporativismo, dottrina cattolica); dal primato della dialettica fra i sistemi geopolitici (mondo occidentale, mondo arretrato, Paesi cosiddetti non allineati); dal primato anche quotidiano di scontri sociali e mobilitazioni di classe. Tutto era politica.

Ma, al di là della forte ruvidezza conflittuale di quegli anni, la politica non ci dispiaceva, perché ci trasmetteva un messaggio comune: crescete, andate avanti, salite la scala sociale, diventate altro da quello che siete. Ci spingevano a tale dinamica coloro che esaltavano le lotte operaie come coloro che coltivavano l’ampliamento del ceto medio; coloro che speravano nella potenza politica dei braccianti come coloro che trasformavano i braccianti in coltivatori diretti, cioè in piccoli imprenditori; coloro che spingevano per dare spazio a più ampie generazioni studentesche come coloro che coltivavano le alte professionalità industriali; coloro che predicavano il politeismo dei consumi come coloro che richiamavano alla sobrietà dei comportamenti. Gli obiettivi e i conflitti della politica erano tanti, ma l’anima era unica: «Crescete e salite i gradini della scala sociale». Ed era verosimilmente per questo incitamento alla mobilità che la politica piaceva.

(continua a leggere sul sito del Corriere della Sera)

– Luca Sofri: Sul fallimento della politica per chi vuole cambiare il mondo