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  • Sabato 13 aprile 2013

Django Unchained censurato in Cina

Le autorità cinesi hanno fatto interrompere la proiezione nei cinema a pochi minuti dall'inizio, parlando di "problemi tecnici"

A woman walks out from the Wanda cinema as movies including "Django Unchained" are displayed on a board introducing new movies, in Beijing Thursday, April 11, 2013. “Django Unchained” became “Django Unscreened” on Thursday as Quentin Tarantino’s violent slave-revenge saga was pulled from Chinese theaters on its opening day due to an unspecified technical problem. (AP Photo/Andy Wong)
A woman walks out from the Wanda cinema as movies including "Django Unchained" are displayed on a board introducing new movies, in Beijing Thursday, April 11, 2013. “Django Unchained” became “Django Unscreened” on Thursday as Quentin Tarantino’s violent slave-revenge saga was pulled from Chinese theaters on its opening day due to an unspecified technical problem. (AP Photo/Andy Wong)

Giovedì 11 aprile le autorità cinesi hanno fatto interrompere la proiezione, in molti cinema del paese, di Django Unchained, l’ultimo film del regista statunitense Quentin Tarantino. La sospensione del film è avvenuta nel giorno della prima, secondo quanto hanno raccontato alcuni (aspiranti) spettatori sui siti di microblogging locale: Xue Yutao, un fotografo di 27 anni che era andato a vedere il film in un cinema di Pechino, ha raccontato al Wall Street Journal che a un certo punto, dopo pochi minuti dall’inizio, un gruppo di uomini è entrato nella sala e si sono accese le luci.

La società controllata dallo stato che si occupa della distribuzione dei film in Cina, la China Film Group, ha spiegato che il film è stato ritirato per “problemi tecnici”. Né la società né l’ufficio governativo che si occupa della censura hanno però pubblicato comunicati ufficiali per spiegare la vicenda. Dal dibattito che ne è nato, soprattutto su Internet, non sono emerse motivazioni chiare su cosa abbia fatto scattare la sospensione. Ci sono alcune ipotesi: la violenza di alcune scene del film oppure la scena, molto breve, in cui ci sono dei nudi integrali, o ancora il messaggio di ribellione che il film trasmetterebbe.

Secondo il New York Times sarebbero state una o due scene di nudo integrale ad aver “offeso” le autorità, più che le scene violente. Tra l’altro, proprio per evitare problemi con la censura cinese, Quentin Tarantino aveva fatto alcuni tagli nelle scene più violente e a quelle con riferimenti sessuali, lavorando a un nuovo montaggio. Wen Lie, critico cinematografico che vive a Pechino e che ha visto l’anteprima del film martedì scorso, ha detto che rispetto alla versione originale erano state tagliate alcune delle scene più violente verso la fine del film.

Il film, comunque, non è stato ufficialmente vietato e c’è ancora la possibilità che venga proiettato di nuovo a breve. Steve Elzer, portavoce di Sony Pictures Entertainement ha spiegato che alcuni rappresentanti della società stanno collaborando con le autorità cinesi per capire se il film potrà essere riprogrammato nelle sale. Quello di Django Unchained rimane però un caso molto particolare: di solito le autorità cinesi bloccano i film prima della proiezione e non dopo che sono stati distribuiti nelle sale, tanto più dopo l’anteprima di martedì, quando sembrava che il nuovo montaggio fosse stato approvato.

Negli ultimi anni, soprattutto per i film nazionali, le autorità cinesi hanno allentato i criteri restrittivi della censura, e capita spesso che vengano proiettati film che contengono scene violente o di nudo. Anche se è capitato altre volte che alcuni film prodotti negli Stati Uniti siano stati modificati, tramite il taglio di alcune scene, per poter essere trasmessi in Cina: è successo per esempio con Skyfall, l’ultimo film di James Bond, e con The Dark Knight Rises, l’ultimo film di Batman.

Sia il regista sia la casa di produzione, tenevano molto alla distribuzione del film in Cina, al punto da voler assecondare le regole governative e fare delle modifiche. Il mercato cinematografico cinese è cresciuto molto negli ultimi anni, diventando il secondo più grande del mondo, dopo gli Stati Uniti. L’anno scorso gli incassi sono aumentati del 30 per cento, per un totale di 2,74 miliardi di dollari, secondo le stime del governo. Le autorità cinesi hanno fatto recentemente un accordo con le case di produzione statunitensi, per distribuire nel paese quattordici film in più all’anno: la “quota” di film stranieri è infatti fissata periodicamente dal governo, e lo scorso anno, per la prima volta, i film stranieri hanno guadagnato complessivamente più di quelli prodotti nel paese.

Foto: AP Photo/Andy Wong