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  • Giovedì 14 febbraio 2013

Giorni di grandi proteste in Bahrein

Le foto delle manifestazioni a due anni dall'inizio della Primavera araba nel paese: un ragazzo di 16 anni è stato ucciso negli scontri con la polizia

Bahraini protestors carry stones during clashes with riot police following an anti-government rally against the national dialogue talks on February 11, 2013, in the village of Sanabis, west of the Bahraini capital Manama. Bahrain's key political players launched a new round of talks to try to resolve the kingdom's two-year crisis, after opposition groups made a last-minute decision to join a national dialogue. AFP PHOTO/MOHAMMED AL-SHAIKH (Photo credit should read MOHAMMED AL-SHAIKH/AFP/Getty Images)
Bahraini protestors carry stones during clashes with riot police following an anti-government rally against the national dialogue talks on February 11, 2013, in the village of Sanabis, west of the Bahraini capital Manama. Bahrain's key political players launched a new round of talks to try to resolve the kingdom's two-year crisis, after opposition groups made a last-minute decision to join a national dialogue. AFP PHOTO/MOHAMMED AL-SHAIKH (Photo credit should read MOHAMMED AL-SHAIKH/AFP/Getty Images)

Hussain al-Jaziri, un ragazzo di sedici anni, è stato ucciso durante una protesta nel villaggio di Daih, in Bahrein, organizzata nel secondo anniversario dell’inizio delle protese nel paese. Il ragazzo è stato ucciso dal fuoco di un fucile a breve distanza, secondo alcuni testimoni. Oggi migliaia di persone – come al solito separati in cortei di uomini e donne –  stanno protestando in città e villaggi di tutto il paese, e in molti casi la polizia ha usato i gas lacrimogeni per disperdere la folla e ci sono stati degli scontri coi manifestanti. Su Twitter circolano numerose foto e video che testimoniano l’uso di gas lacrimogeni e proiettili di gomma da parte dei poliziotti, mentre molti manifestanti hanno cercato di colpirli con sassi e molotov.

 

 

Un fotogiornalista del Bahrein, Mazen Mahdi, ha scritto su Twitter di essere stato arrestato insieme ad altri due colleghi.

Negli ultimi giorni, in vista dell’anniversario, ci sono state proteste quasi quotidiane nella capitale e in molte altre zone del paese. La primavera araba in Bahrein iniziò il 14 febbraio del 2011, quando migliaia di persone si accamparono in Piazza della Perla a Manama per chiedere riforme più o meno radicali: vi rimasero per circa un mese, fino a quando la polizia sgomberò la piazza. Il re del Bahrein Hamad bin Isa Al Khalifa ordinò tre mesi di coprifuoco e la distruzione della statua al centro di Piazza della Perla, diventata simbolo delle proteste. Più di 80 persone sono state uccise dall’inizio delle proteste a oggi.

Il governo istituì una commissione indipendente per indagare sugli eventuali abusi contro i manifestanti: venne pubblicato un rapporto alla fine del 2011, confermando l’uso eccessivo della forza. Nonostante il governo sostenga di aver messo in pratica le raccomandazioni del rapporto, le denunce sul’uso della tortura e di gas lacrimogeni durante le proteste sono ancora numerose. Nel luglio 2011 nel tentativo di placare le proteste, il re Hamad bin Isa Al Khalifa approvò una serie di piccole riforme per garantire maggiori poteri alla Camera bassa, eletta democraticamente. Gran parte del potere è rimasto comunque concentrato nelle mani della Camera alta, a nomina regia. Le riforme prevedono anche che il primo ministro, designato dal re, debba essere confermato dal Parlamento che, in caso contrario, può rigettare l’intero governo. Per far fronte alle manifestazioni dell’ultimo periodo, domenica il governo ha aperto una nuova fase di dialogo nazionale con le forze dell’opposizione, tra cui il principale gruppo di minoranza sciita Al Wefaq. Al momento non si conoscono ancora i contenuti dei colloqui.

Il Bahrein è governato da una monarchia di religione sunnita da oltre due secoli, ma il 70 per cento della popolazione è sciita e denuncia da tempo continue discriminazioni e ingiustizie. Nonostante abbia soltanto un milione di abitanti, l’arcipelago riveste una notevole importanza strategica negli equilibri geo-politici mediorientali: poco distante dalle coste di Arabia Saudita e Qatar, è uno dei più ricchi produttori di petrolio e alleato degli Stati Uniti. Ospita anche una base militare americana.