Il senso della destra e della sinistra

Michele Salvati spiega sulla Lettura perché i termini "destra" e "sinistra" hanno ancora successo, anche se tutti dicono che sono superati

Michele Salvati, sulla Lettura del Corriere della Sera, spiega come mai le parole “destra” e “sinistra” usate per distinguere gli schieramenti politici siano superate e come mai, nonostante questo, siano ancora utilizzate nel linguaggio comune. La seconda risposta, in sostanza, è perché quando usano sinistra e destra, le persone riescono ancora a comprendere “che cosa si intende”: ci sono ancora scelte politiche, soprattutto in campo economico, che possono essere comprese usando queste due definizioni. Ma questa divisione, nata all’epoca della rivoluzione francese, ha effettivamente cominciato a perdere senso con il sorgere di nuovi problemi politici che a quell’epoca ancora non esistevano.

Uffa, ancora destra e sinistra! Ma non si è ancora capito che queste parole non vogliono dire niente? Così reagiranno molti lettori. E così pensano anche non pochi politici quando affermano che le differenze importanti tra i partiti, quelle che dovrebbero giustificare il voto per l’uno o per l’altro, consistono in aspetti dei loro programmi che con quell’antica dicotomia poco hanno a che fare.Ma se è così, comemai la dicotomia ha resistito a più di duecento anni di gioco democratico, da quando si è affermata, nel fuoco della Rivoluzione francese, sino ad oggi? Come mai si è estesa a tutti i Paesi a democrazia parlamentare? Come mai ha resistito anche a forti cambiamenti nelle proposte politiche dei partiti che, volta a volta, venivano classificati e si autoclassificavano di destra o di sinistra? Insomma, come mai funziona?

«Funziona» vuol dire che, in qualsiasi momento, quando i cittadini di un qualsiasi Paese si riferiscono a destra o sinistra, tra loro si capiscono abbastanza bene, sono in grado di tradurre un semplice riferimento spaziale in idee, proposte politiche, valori e partiti che li sostengono. Proprio in questa lunga permanenza storica e in questo «funzionamento» consiste l’aspetto più sorprendente del nostro asse topografico destra/sinistra. Com’è possibile disporre e graduare su una singola dimensione visioni e proposte politiche necessariamente pluridimensionali? Visioni e proposte che spaziano dalla organizzazione desiderabile dell’economia a quella della società. Che devono contemperare i vantaggi della crescita con i costi sull’ambiente. Che riguardano gli orientamenti religiosi o laici che si intendono promuovere. Che si riferiscono alla forma di Stato e di governo auspicabili. Che affrontano problemi di giustizia e di ordine pubblico. Che prendono posizione su problemi di pace o guerra e di alleanze internazionali. Che si schierano su questioni di nazionalità, di etnia, di lingua, di cultura. Che devono affrontare problemi di legalità, corruzione, debolezza dello spirito civico. E potremmo facilmente continuare.

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