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  • Giovedì 20 dicembre 2012

Un anno pessimo per i giornalisti

Il 2012 è stato l'anno peggiore da quando Reporters sans frontières ha pubblicato il suo primo bilancio, nel 1995: 88 giornalisti uccisi

Reporters Without Borders (Reporters Sans Frontieres- RSF) activists take part in a protest in front of an Iran Air agency in Paris, on July 10, 2012 to denounce journalists’ imprisonment in Iran and to commemorate the 10th anniversary of the death in jail of Iranian photo-reporter Zahra Kazemi. AFP PHOTO / LOIC VENANCE (Photo credit should read LOIC VENANCE/AFP/GettyImages)

Reporters Without Borders (Reporters Sans Frontieres- RSF) activists take part in a protest in front of an Iran Air agency in Paris, on July 10, 2012 to denounce journalists’ imprisonment in Iran and to commemorate the 10th anniversary of the death in jail of Iranian photo-reporter Zahra Kazemi. AFP PHOTO / LOIC VENANCE (Photo credit should read LOIC VENANCE/AFP/GettyImages)

Come ogni anno Reporters sans frontièresl’organizzazione internazionale che ha come obiettivo la difesa della libertà di stampa, ha pubblicato il bilancio annuale sulla condizione della stampa e dei giornalisti nel mondo. Il 2012 si è rivelato l’anno peggiore da quando l’organizzazione ha iniziato a pubblicare i suoi report annuali, nel 1995: c’è stato un aumento del 33 per cento rispetto al 2011 del numero di giornalisti uccisi nel corso dell’esercizio del proprio lavoro.

In totale i giornalisti uccisi durante il 2012 sono stati 88, superando il dato del 2007 che, con 87 giornalisti assassinati, era stato il peggiore finora. Nel 2011 i giornalisti uccisi sono stati 67, 58 nel 2010, 75 nel 2009.

Le zone maggiormente interessate sono state il Medio Oriente e il Nord Africa (26 morti), l’Asia (24 morti) e l’Africa subsahariana (21 morti). Christophe Deloire, segretario generale di Reporters sans frontières, ha dichiarato che il numero particolarmente alto di giornalisti assassinati è imputabile soprattutto al conflitto in Siria, alla difficile situazione in Somalia e alla violenza dei talebani in Pakistan.

In Siria, oltre ai giornalisti professionisti, sono stati assassinati molti cittadini che fanno “amatorialmente” i reporter, fotografi o registi per documentare la repressione di Bashar Al-Assad. Ma i giornalisti sono stati presi di mira anche dai ribelli, sempre meno tolleranti nei confronti delle critiche alle loro azioni. Tutti i numeri riguardanti la Siria sono probabilmente più alti poiché bisogna tener conto delle difficoltà nel reperire dati certi. In Somalia nella sola seconda metà di settembre sono stati assassinati 7 giornalisti: i responsabili di queste azioni sono le milizie armate come Al-Shabaab o funzionari governativi locali che hanno interesse a tenere sotto controllo la stampa. In Pakistan invece la zona più pericolosa per i giornalisti è il confine con l’Afghanistan, dove l’influenza dei talebani è ancora molto forte.

Nel 2012 si è registrato un leggero calo nei casi di giornalisti arrestati o sequestrati rispetto al 2011, con l’eccezione dell’Asia e delle Americhe. Il paese col numero più alto di giornalisti incarcerati è la Turchia, dove il numero degli arresti è raddoppiato (arrivando a 42 operatori e 4 collaboratori in carcere) anche a causa delle tensioni sul tema della minoranza curda. Seguono la Cina (il congresso del Partito Comunista Cinese è stato accompagnato da un alto numero di arresti e censure), l’Eritrea, l’Iran e la Siria.

foto: LOIC VENANCE/AFP/GettyImages