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  • Domenica 9 dicembre 2012

Un nuovo muro al Cairo

Lo ha deciso il governo per proteggere il palazzo presidenziale: Morsi ha ritirato uno dei decreti contestati, ma ha confermato la data del referendum

An Egyptian soldier stands guard in front of the presidential palace in Cairo, Egypt, Sunday, Dec. 9, 2012. Egypt’s liberal opposition has called for more protests on Sunday after the president made concessions overnight that fell short of their demands to rescind a draft constitution going to a referendum on Dec. 15. (AP Photo/Nasser Nasser)

An Egyptian soldier stands guard in front of the presidential palace in Cairo, Egypt, Sunday, Dec. 9, 2012. Egypt’s liberal opposition has called for more protests on Sunday after the president made concessions overnight that fell short of their demands to rescind a draft constitution going to a referendum on Dec. 15. (AP Photo/Nasser Nasser)

Ieri il presidente egiziano Muhammad Morsi ha annullato uno dei decreti approvati due settimane fa con cui aveva aumentato i suoi poteri, dopo le proteste e gli scontri degli ultimi giorni causati da quella decisione. Ma ha confermato che il referendum popolare sulla nuova Costituzione, in programma per il 15 dicembre prossimo, si terrà come previsto. Inoltre, da questa mattina l’esercito egiziano ha iniziato a costruire un muro formato da blocchi di cemento e acciaio a protezione del palazzo presidenziale del Cairo, dopo gli assalti dei giorni scorsi, in cui i manifestanti erano riusciti a superare la barriera formata dalla polizia e il filo spinato che circonda il palazzo.

Morsi, in un discorso alla televisione egiziana, aveva proposto giovedì scorso all’opposizione di aprire una fase di dialogo, che però non è stata accettata dalle forze di opposizione (principalmente i partiti laici, quelli della minoranza cristiana e il potere giudiziario). Oggi, il Fronte di Sicurezza Nazionale, che raccoglie tutti i gruppi dell’opposizione, si riunirà per decidere la linea dei prossimi giorni: venerdì scorso avevano annunciato manifestazioni di protesta fino al giorno del referendum. Durante gli scontri che ci sono stati nell’ultima settimana tra i sostenitori del presidente e quelli dell’opposizione, almeno sei persone sono morte e più di 700 sono state ferite.