Breve storia del pugno chiuso

Se ne parla per via di una polemica pretestuosa sui festeggiamenti di Bersani, ma il gesto ha una storia lunghissima e connotazioni politiche non così definite

Foto Claudio Bernardi/LaPresseRoma, 02 dicembre 2012 – Piazza CapranicaBersani festeggia la vittoria delle primarie del PDnella foto: Pierluigi Bersani con il comitato per le primarie Photo Claudio Bernardi/LaPresse02-12-2012 Rome, ItalypoliticsPier Luigi Bersani celebrates winning the primaries of PD

Foto Claudio Bernardi/LaPresseRoma, 02 dicembre 2012 – Piazza CapranicaBersani festeggia la vittoria delle primarie del PDnella foto: Pierluigi Bersani con il comitato per le primarie Photo Claudio Bernardi/LaPresse02-12-2012 Rome, ItalypoliticsPier Luigi Bersani celebrates winning the primaries of PD

Tra ieri e oggi è nata una piccola discussione – piuttosto ridicola e pretestuosa – intorno ad alcune immagini della festa per la vittoria di Bersani alle primarie del centrosinistra: domenica sera, al teatro Capranica di Roma, Pier Luigi Bersani ha fatto salire sul palco insieme a lui i tre principali collaboratori della sua campagna elettorale (Roberto Speranza, Tommaso Giuntella e Alessandra Moretti). I tre hanno festeggiato, tra le altre cose, abbracciandosi e alzando un pugno chiuso.

Alcuni – tra cui il cardinal Scola – si sono lamentati per quel gesto, ritenendolo un simbolo comunista, e oggi ci sono alcuni articoli di giornale che intervistano i tre sul «caso» e la «polemica». Al di là di questa vicenda evidentemente inconsistente, è intressante approfittarne per raccogliere qualche informazione sul gesto del pugno chiuso e il suo significato, e soprattutto su quando è diventato il saluto associato al comunismo.

Mettiamo da parte il fatto che alzare la mano chiusa è un naturale gesto di esultanza (o di rabbia) che è antico quanto l’uomo, il che probabilmente spiega quello che è successo domenica sera sul palco di Bersani. Il pugno chiuso alzato è stato usato nella storia per una grandissima quantità di cause e di movimenti politici. Uno degli esempi più recenti e famosi, che testimonia anche l’estrema varietà politica del suo utilizzo, diciamo, risale a pochi mesi fa, durante una delle udienze del processo al norvegese Anders Breivik, l’autore delle stragi di Oslo e Utøya. L’uomo, evidentemente un estremista di destra, entrato in aula si è esibito in un saluto con il pugno chiuso e il braccio (destro) teso, immediatamente ripreso e commentato da molti mezzi di informazione in tutto il mondo.

Nel suo lunghissimo e delirante “manifesto” di circa 1.500 pagine, Breivik parla anche del saluto a pugno chiuso a braccio teso, ricollegandolo vagamente a un «uso tradizionale» e dicendo che non ha nulla a che fare né con il saluto romano fascista né con il saluto del “potere bianco”. Il saluto del “potere bianco”, utilizzato da alcuni gruppi razzisti e suprematisti ad esempio negli Stati Uniti, è anch’esso un pugno bianco alzato.

Ma al di là dell’estrema destra, l’ambito politico in cui il saluto con il pugno è diventato più celebre è sicuramente quello della sinistra, fin dall’inizio del Novecento. Un’immagine molto celebre del movimento operaio statunitense del giugno del 1917 ritrae i lavoratori riuniti intorno a un grande pugno (destro) alzato. Ci sono state alcune tappe riconosciute della sua diffusione: nel corso del Novecento è diventato uno dei simboli associati più spesso ai movimenti per i diritti dei gruppi discriminati, di solidarietà e ribellione.

L’episodio storico che ha fatto diventare celebre il gesto è stata la Guerra civile spagnola, a metà degli anni Trenta (1936-1939). Le forze militari repubblicane, che combattevano contro i nazionalisti di Franco, alzavano il pugno in aria in segno di saluto. Da allora quel simbolo venne adottato da molti movimenti di sinistra e oppositori del fascismo in Europa. Esistono immagini di manifestazioni contro Hitler in Germania, a metà degli anni Trenta, in cui i partecipanti alzano il braccio con il pugno (destro) chiuso, e molto probabilmente il gesto era già in uso alla fine degli anni Venti dal Rotfrontkämpferbund (RFB, la Lega dei soldati rossi di prima linea), la milizia paramilitare del partito comunista tedesco. In questo caso, compariva anche nel simbolo.

A partire dai movimenti antifascisti del primo Novecento, il simbolo non è mai realmente stato messo da parte. Ancora oggi il simbolo dell’Internazionale Socialista è un pugno chiuso che stringe una rosa, quasi identico al simbolo dell’alleanza tra radicali e socialisti alle elezioni politiche del 2006. Tra i grandi partiti di centrosinistra europei, sia il partito socialista francese attualmente al governo che il PSOE spagnolo all’opposizione hanno nel loro simbolo una rosa nel pugno (ed è interessante notare che si tratta della mano destra nel caso francese e della mano sinistra in quello spagnolo).

Il pugno chiuso è stato molto utilizzato, naturalmente, anche dai partiti comunisti: è uno dei simboli ricorrenti dell’iconografia dell’Unione Sovietica, da solo o che stringe strumenti da lavoro. In Italia, dove il partito socialista a partire dagli anni Cinquanta ha sempre avuto molti meno voti del partito comunista, il simbolo del pugno alzato è ben noto per essere stato utilizzato dai militanti del PCI, e in particolare durante le manifestazioni degli anni Sessanta.

Il movimento per i diritti civili degli anni Sessanta, infatti, è un altro momento importante per la storia del simbolo, in Europa e fuori dall’Europa: fu adottato dal movimento femminista americano, dai militanti per i diritti dei neri e dalle Pantere Nere, ma la protesta – e l’immagine – che l’ha reso più celebre e legato a quel movimento è certamente quella di Tommie Smith e John Carlos, alla famosa premiazione della gara dei 200 metri piani alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968. In quel periodo, negli Stati Uniti, il pugno chiuso era già associato ai movimenti militanti per il riscatto dei neri, anche se Tommie Smith ha scritto nella sua biografia che intendeva quel gesto solo come un “saluto dei diritti umani”.

(La storia della foto di Tommie Smith e John Carlos)

Da allora il gesto è ritornato diverse volte in immagini molto celebri. Spesso ha avuto un collegamento esplicito con i movimenti per i diritti e i partiti di sinistra, in una varietà di occasioni che vanno dalla celebre foto del rilascio di Nelson Mandela dal carcere, nel 1990 alla premiazione del regista Ken Loach a Cannes, nel 2006.

foto: Claudio Bernardi/LaPresse