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  • Mercoledì 25 luglio 2012

Homare Sawa, l’atleta del giorno

Oggi a Coventry gioca anche la centrocampista che ha dato popolarità al calcio femminile giapponese, nella prima partita delle Olimpiadi

during the final match between Japan and the United States at the Women’s Soccer World Cup in Frankfurt, Germany, Sunday, July 17, 2011. (AP Photo/Martin Meissner)
during the final match between Japan and the United States at the Women’s Soccer World Cup in Frankfurt, Germany, Sunday, July 17, 2011. (AP Photo/Martin Meissner)

Oggi alle cinque del pomeriggio (le sei in Italia) la nazionale di calcio femminile del Giappone affronta a Coventry, in Inghilterra, quella del Canada: si tratta della seconda gara delle Olimpiadi (un’ora prima c’è la partita di calcio femminile tra Gran Bretagna e Nuova Zelanda) a due giorni dalla cerimonia di apertura dei Giochi olimpici nello stadio di Stratford, a Londra. Dal 2000, infatti, i tornei di calcio alle Olimpiadi iniziano due giorni prima dell’apertura ufficiale dei Giochi per dare ai calciatori il tempo necessario per recuperare le forze tra una partita e l’altra. In attesa della partita, Krista Mahr ha raccontato su Time la storia di Homare Sawa, la migliore giocatrice di calcio giapponese, che ha trasformato il calcio femminile in Giappone.

(Oggi cominciano le Olimpiadi)

Sawa è nata a Tokyo, ha 33 anni e gioca a calcio da quando ne aveva sei, quando l’allenatore di suo fratello la invitò per gioco a prendere parte a un allenamento. Sawa entrò in campo, calciò la palla di punta e fece subito gol. All’epoca le ragazze in Giappone non giocavano a calcio ad alto livello e non avevano mai vinto un torneo importante: come in molti altri paesi al mondo, Italia inclusa, il calcio femminile aveva meno tifosi, fondi e sponsor di quello maschile. Sawa si allenava con i ragazzi ma poi non poteva partecipare alle partite e doveva restare in panchina. Divenne professionista a 15 anni – fa la centrocampista – ma a guardare le sue partite c’erano solo amici e parenti. Tutte le sue compagne dovevano lavorare per mantenersi e non potevano contare su uno stipendio da giocatrici professioniste: gli allenamenti si tenevano dopo le ore di lavoro e giocare ad alto livello in queste condizioni era molto difficile.

Le cose iniziarono a cambiare sensibilmente nel luglio dello scorso anno, quando il Nadeshiko, la nazionale di calcio femminile giapponese, giocò contro gli Stati Uniti la finale dei Mondiali di calcio femminile, a Francoforte. Sawa segnò il gol del pareggio del 2-2 negli ultimi minuti dei tempi supplementari, portando la partita ai rigori. Alla fine il Giappone vinse per 5-3, diventando la prima squadra asiatica ad aggiudicarsi la Coppa.

Le azioni più importanti della finale contro gli Stati Uniti

Erano passati pochi mesi dallo tsunami che l’undici marzo aveva devastato il nord del Giappone, e la vittoria del mondiale era la prima bella notizia per il paese. Le giocatrici divennero eroine nazionali e ad agosto l’allora primo ministro giapponese Naoto Kan consegnò loro il Premio per l’onore nazionale per aver dato ai loro concittadini «il coraggio di affrontare le difficoltà e andare avanti». Da allora il calcio femminile è diventato uno sport molto seguito: i tifosi fanno la fila per assistere alle partite della nazionale e molte aziende stanno cercando di sponsorizzarlo. Alcune giocatrici fanno ancora un altro lavoro e i premi sono inferiori rispetto a quelli dei tornei di calcio maschile, ma il cambiamento è stato comunque notevole.

Quella vittoria ha anche cambiato la vita di Sawa, che a gennaio 2012 è stata premiata con il Pallone d’oro dopo aver giocato a calcio per vent’anni e aver partecipato a cinque Coppe del mondo. È diventata un esempio per molti e in Giappone sono in tanti a ricordare a memoria una frase che disse per incoraggiare le compagne prima di una partita: «Se siete in difficoltà, statemi dietro. Sarò lì, giocando con tutta la forza che ho per farvi andare avanti».

Ora Sawa e le sue compagne dovranno affrontare le Olimpiadi di Londra, e non sarà affatto facile: gli Stati Uniti si sono già ripresi la rivincita in un’amichevole, battendo il Giappone per 4-1, e anche la Svezia e il Brasile saranno avversari agguerriti. Sawa – che non ha giocato negli ultimi mesi per problemi di salute e ha ripreso ad allenarsi all’inizio dell’estate – ha detto che «non siamo abbastanza forti per vincere». L’allenatore della nazionale Norio Sasaki ha sottolineato che tutte le giocatrici devono migliorare e ha ricordato che «Non abbiamo scelta. Il 65 per cento delle persone in Giappone pensa che vinceremo. Non possiamo deluderle».

Nel frattempo sono circolate voci su un possibile ritiro di Sawa dopo le Olimpiadi, che sono state smentite sia dalla giocatrice che da Sasaki. Sawa ha però scherzato dicendo di essere indietro sulla sua tabella di marcia, che prevedeva di sposarsi e avere figli entro i 28 anni. «Prima o poi mi ritirerò – ha aggiunto – e quando lo farò spero che la nuova generazione di ragazze sia in grado di giocare a calcio alle stesse condizioni degli uomini».