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Ferruccio De Bortoli fa un bilancio

E annuncia come sarà il Corriere della Sera prossimo, molto più digitale: il testo integrale del discorso ai suoi giornalisti, a pochi giorni dal rinnovo del consiglio di amministrazione di RCS

Ci tengo a dire un’altra cosa chiara: non faremo nulla che metta a repentaglio i buoni conti del Corriere perché siamo convinti che solo un quotidiano in salute sia libero e autorevole. In questi tre anni siamo diventati più efficienti e competitivi, come dimostra l’insieme delle iniziative che hanno trasformato il Corriere in un sistema informativo integrato, che va dalla carta al web, dalle edizioni per iPad e smartphone al Corriere tv. Abbiamo dato vita anche a una casa editrice ex novo, con instant book di successo, che ha un fatturato superiore, tanto per fare un esempio, all’Einaudi. Abbiamo creato un canale all news con tutti gli avvenimenti in diretta. Un vero e proprio palinsesto di una rete televisiva, sogno frustrato di tanti editori, compreso Rizzoli, che il Corriere ha realizzato. Il rinnovamento della tastiera tematica del giornale è stato vasto, ma ancora incompleto. Va proseguita l’attività di miglioramento qualitativo e di differenziazione dei giorni dell’offerta, come è accaduto per il nuovo sabato e la nuova domenica, arricchita dall’arrivo della Lettura.

Dobbiamo essere precisi, accurati, attendibili, disponibili al colloquio costante con i lettori e con i navigatori. I giornalisti risultano sempre più antipatici, arroganti e superficiali. Vorrei che ci impegnassimo di più a risalire la china di questa immagine deteriorata della categoria. Bisogna rispondere a tutti, con pazienza e umiltà. Nella Rete contano la credibilità e l’autorevolezza. Sono da ripensare i primi piani, la scansione dei settori, l’insieme delle correlazioni con Corriere.it. La veste grafica subirà una nuova significativa evoluzione, ne parleremo questa mattina. Pensiamo sia necessario definire una linea più moderna di photo editor. L’immagine del giornale deve avvicinarsi sempre di più alle edizioni digitali, in una dimensione user friendly. Il giornale sarà in prospettiva più snello, in relazione alla progressiva migrazione delle notizie sul web. Chiuderà la prima edizione molto prima. Sarà pensato molto prima.

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Ma la ragione principale di questo incontro riguarda il futuro del giornale e della nostra professione nel mondo digitale. Prima di tutto non dovete temere che l’innovazione tecnologica sia una minaccia, che vi trasformi in minatori del web. Se comprese e cavalcate, le nuove tecnologie avranno un effetto esponenziale sulla qualità del nostro lavoro, sulla reputazione delle nostre firme, sulla riconoscibilità dei nostri brand editoriali. Apriranno nuovi orizzonti, moltiplicheranno le possibilità d’impiego, creeranno posti di lavoro collegati al giornale tradizionale, che resterà il fulcro di ogni attività, il nocciolo duro culturale, l’anima insostituibile. In caso contrario, ne subiremo tutte le peggiori conseguenze. Pensate che negli Stati Uniti ogni euro di ricavi editoriali generato sulla Rete ne distrugge dieci sulla carta. Fermarsi significa firmare la nostra condanna a morte. Ritardare l’introduzione delle nuove tecnologie, senza capire che la variabile tempo è decisiva, equivale a un suicidio assistito. Assistito dalla nostra ignoranza e dalla nostra presunzione.

Il giornalista della carta stampata non esiste più. Ma il giornalista multimediale ha di fronte un insperato Rinascimento della professione. Se vorrà viverlo, però. Non ha più senso dire: scrivo per la carta, per il web o per l’iPad. Si scrive per tutto il sistema Corriere. Senza possedere le chiavi della tecnologia, non potremo più salvaguardare la qualità. Senza conoscere la grammatica e la sintassi delle nuove comunità in Rete, non avremo la possibilità di intercettare nuovi lettori. Inutile illudersi che il lettore o il navigatore scopra da solo la qualità e la confronti con altre offerte informative. Il lettore dobbiamo andarlo a cercare noi, con umiltà, utilizzando ogni canale, ogni social network, ogni algoritmo a disposizione. Le conoscenze tecnologiche sono la condizione per salvaguardare le competenze giornalistiche. Ma questo scenario non farà venire meno i principi fondamentali della professione.

I giornali di carta, con le loro edizioni online e digitali, restano il presidio della credibilità e dell’autorevolezza, sono i moderni radiofari dell’identità, i certificatori che una notizia è vera e importante; sono in grado di selezionare, fornire al lettore o al navigatore un metodo per capire la complessità che lo circonda. Compongono l’agenda critica di una persona globale. L’esperienza di questi ultimi tempi dimostra che le notizie e le inchieste che contano le produciamo ancora noi, soprattutto noi. Le fonti siamo noi. Ma proprio perché questo è vero dobbiamo possedere tutte le chiavi tecnologiche e le tecniche di identificazione e diffusione dei testi e dei video e in Rete.

E ciò per difendere meglio il valore delle notizie esclusive, delle inchieste e dei commenti. Che contano più di prima.

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