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  • Sabato 21 aprile 2012

La marcia contro il GP del Bahrein

Le foto delle proteste e dei nuovi scontri di ieri, con la gara prevista per domenica e le prove cominciate

Tens of thousands of anti-government protesters flooded a major highway Friday, April 20, 2012, just outside Manama, Bahrain, waving national flags and chanting slogans against the regime. Demonstrators also demanded a halt to the Formula One race on its first day of practice runs, as the Gulf kingdom's crown prince vowed the country's premier prestige sporting event would go ahead. Banners at the front of the march read: "Steadfast and Challenging," the name of the rally. (AP Photo/Hasan Jamali)
Tens of thousands of anti-government protesters flooded a major highway Friday, April 20, 2012, just outside Manama, Bahrain, waving national flags and chanting slogans against the regime. Demonstrators also demanded a halt to the Formula One race on its first day of practice runs, as the Gulf kingdom's crown prince vowed the country's premier prestige sporting event would go ahead. Banners at the front of the march read: "Steadfast and Challenging," the name of the rally. (AP Photo/Hasan Jamali)

Ieri migliaia di persone hanno marciato contro il governo sunnita del Bahrein, in occasione delle prime prove del contestato Gran Premio di Formula Uno previsto per domenica prossima. I manifestanti gridavano slogan contro il re Hamad bin Isa Al Khalifa, esponente di una dinastia che dalla fine del Settecento governa il paese, chiedendo la liberazione dell’attivista Abdulhadi al-Khawaja (in sciopero della fame da oltre 70 giorni) e denunciando le violazioni dei diritti fatte dal regime.

In due cortei separati, uomini e donne sono partiti dalla strada principale che verso nord porta fuori della capitale Manama verso la pista di Formula Uno. Durante la marcia, che è stata organizzata da Al Wefaq, il maggiore partito di opposizione del Bahrein, un gruppo di circa 100 manifestanti si è staccato e si è scontrato con la polizia in tenuta antisommossa. Sono stati sparati dei proiettili e lanciati dei gas lacrimogeni, ma non ci sono notizie di feriti.

Per il Bahrein e per il suo principe che ne è uno dei principali sostenitori, il Gran Premio rappresenta il più importante evento internazionale del Paese attorno al quale girano anche moltissimi interessi economici. Il re, nonostante l’intensificarsi delle manifestazioni, la mancanza di sicurezza e i continui scontri in cui sono rimasti coinvolti anche alcuni meccanici del team Force India, ha insistito che il Gran Premio è un elemento di coesione per il Bahrein perché unisce persone di diversi ambienti e etnie e ha detto: «Posso garantire con certezza che qualunque problema si possa o non si possa verificare qui non è mirato alla Formula Uno».

L’Iraq, a maggioranza sciita, ha denunciato il governo del Bahrein per voler mettere in scena il Gran Premio nonostante sull’isola venga «versato del sangue» condannando anche i team di Formula Uno perché la loro presenza costituisce un «supporto per le ingiustizie e le uccisioni». Nel silenzio generale dell’occidente, oggi si è distinta la Gran Bretagna con un appello di Ed Miliband che ha chiesto l’annullamento del Gran Premio.

I sunniti, nel Bahrein, si trovano nei posti di potere sia al governo che nell’esercito: per questo la maggioranza sciita che rappresenta oltre il 70 per cento della popolazione (spesso esclusa dal benessere economico) richiede da mesi riforme e un maggior rispetto dei diritti umani. La repressione delle proteste ha causato decine di morti a partire da febbraio 2011 quando, ispirata dalla “primavera araba” è iniziata nel Paese la rivolta.  Già lo scorso anno, un’ondata di proteste contro il governo e una violenta repressione avevano costretto gli organizzatori a cancellare il GP del Bahrein 2011.