Le vacanze di Carlo Malinconico

Il primo incidente etico del governo Monti - oggi il Giornale chiede le dimissioni e il Corriere spiegazioni - raccontato dall'inizio

Oggi almeno tre grandi quotidiani – il Giornale, il Corriere della Sera e il Fatto – dedicano spazio al racconto di una vicenda che coinvolge un membro del governo Monti e che si può definire, a questo punto, il primo serio guaio in cui incorre un esponente del nuovo governo, entrato in carica a metà di novembre. La persona in questione è Carlo Malinconico, oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, in passato tra le altre cose segretario generale della presidenza del Consiglio dei ministri (2006-2008) e presidente della Federazione Italiana degli Editori di Giornali.

La storia gira intorno a Malinconico e ad altri due personaggi. Il primo si chiama Francesco Maria De Vito Piscicelli, è un imprenditore ed è noto alle cronache per due cose: per essere stato coinvolto nelle inchieste sugli appalti per il G8 (le indagini sulla cosiddetta “cricca”) e – come raccontarono le intercettazioni agli atti dell’indagine di cui sopra – per aver riso al telefono la notte del 6 aprile 2009, la notte del terremoto dell’Aquila, immaginando con suo cognato i profitti che sarebbero venuti dalla ricostruzione delle zone colpite. Il secondo personaggio si chiama Angelo Balducci, ingegnere, a lungo dirigente del ministero dei Lavori Pubblici e in passato presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, incarico da cui darà le dimissioni proprio a seguito del suo coinvolgimento nell’inchiesta sulla cosiddetta “cricca”. Ultimo promemoria sulla “cricca”, al centro di un’inchiesta sulle grandi opere – tra cui il G8 – svolta dalle procure di Firenze, Perugia e Roma: un gruppo imprenditori avrebbe ottenuto appalti e vantaggi da alcuni dirigenti del settore pubblico grazie a un giro di favori e “regali”.

Veniamo alla storia, quindi. Il Fatto nei giorni scorsi ha pubblicato stralci di un’informativa dei Carabinieri del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale), datata 7 giugno 2010. L’informativa ha a che fare con l’inchiesta sulle grandi opere e documenta un pezzetto dei favori e dei regali con cui gli imprenditori tentavano di ingraziarsi personalità influenti. Gli stralci, in particolare, fanno riferimento alle vacanze pagate a Carlo Malinconico presso un noto elegante hotel dell’Argentario, “Il Pellicano”, in una camera di lusso. Nei giorni scorsi, commentando il pagamento di 9.800 euro da parte di Piscicelli per la settimana di vacanza dal 12 al 19 agosto del 2007, Malinconico ha detto:

«Chiesi con insistenza all’albergo, a fronte del diniego di farmi pagare, chi avesse pagato. Mi fu risposto che non era possibile dirlo per ragioni di privacy. Fu per questo che mi irritai molto e non misi più piede in quell’albergo»

Malinconico colloca quella settimana di vacanza nell’agosto del 2008, e non del 2007, come invece indica l’informativa dei Carabinieri. Malinconico non è indagato e non è mai stato coinvolto nell’inchiesta: accettare un favore da un imprenditore non è reato, se non si fa nulla in cambio del favore. Sul fronte della trasparenza e dell’etica pubblica naturalmente si possono dare altri giudizi. Anche perché gli stralci dell’informativa del ROS e i documenti ad essa allegati smentiscono quanto detto da Malinconico, che sarebbe tornato nella struttura alberghiera – a spese di altri – diverse volte dopo il soggiorno di agosto 2007. Il Fatto pubblica un documento dell’albergo “Il Pellicano” indirizzato a Piscicelli, con cui si comunicano le prenotazioni di Malinconico e di sua moglie da aprile 2008 in poi, tutte da intendersi in modalità “full credit”: cioè a carico di Piscicelli (Malinconico non avrebbe usufruito di tutte le prenotazioni, non frequentando più l’albergo dopo il luglio del 2008, e un paio di volte avrebbe pagato con la sua carta di credito).

Anche prima di quelle date, Malinconico avrebbe soggiornato nell’hotel “Il Pellicano”, stando a quanto si apprende dalle intercettazioni telefoniche. Al documento dell’albergo con le prenotazioni future, infatti, si arriva dopo una vacanza prenotata all’ultimo minuto dallo stesso Malinconico, con l’intercessione di Piscicelli, nell’unica camera libera della struttura, scomoda perché collocata sopra le cucine. Il Giornale pubblica a questo proposito il testo della telefonata tra Piscicelli e Roberto Sciò, proprietario dell’albergo.

L’altro fronte su cui la versione di Malinconico traballa è la sua ignoranza riguardo chi fosse a pagare il conto delle sue vacanze. Scrive Marco Lillo sul Fatto che “i Carabinieri non hanno dubbi sul fatto che Malinconico sapesse che Balducci era l’uomo da ringraziare almeno per il primo maggio”. C’è infatti una telefonata dello stesso Malinconico ad Angelo Balducci.

Il 30 aprile, Malinconico chiama Balducci per dirgli: “Ti chiamavo… innanzitutto per ringraziarti perchè poi Lillo (Calogero Mauceri, dirigente della presidenza del consiglio, che aveva avvertito Malinconico che era tutto a posto, Ndr) oggi mi ha detto che… insomma ti aveva… e tu avevi poi dato (…) grazie… veramente… benissimo… ottimo il tutto… e quindi ti volevo veramente di cuore ringraziare”.

C’è un’ultima cosa riguardo la quale Malinconico dovrebbe fornire chiarimenti. Nella sua dichiarazione al Giornale, il sottosegretario dice di non avere “mai incontrato Piscicelli nella mia attività istituzionale” e che all’epoca della vacanza dell’agosto 2007, l’unica pagata da altri secondo Malinconico, “non ero più il segretario generale di Palazzo Chigi da giorni”. Malinconico colloca infatti quella vacanza nell’agosto 2008 e non nell’agosto 2007. Ci sono però documenti e intercettazioni che sembrano dimostrare la presenza di Malinconico nell’albergo a spese di altri anche durante il suo incarico di segretario generale della Presidenza del Consiglio, che ha ricoperto lungo tutto il governo Prodi dal maggio del 2006 al maggio del 2008: due soggiorni nel 2007 e uno il primo maggio del 2008, stando all’informativa dei Carabinieri riportata dal Fatto.

L’imprenditore Piscicelli sta collaborando con la procura di Roma. Intervistato dal Fatto lo scorso 6 gennaio, aveva raccontato così la sua versione della vicenda, tutta da verificare.

Io non ho nulla contro Malinconico. Non ho mai lavorato con lui ma l’ho conosciuto e lo considero una bella persona. Ma le pare possibile che a mi fanno fuori da tutto, mi mettono in carcere e mi trattano come un mostro mentre lui invece è diventato sottosegretario alla presidenza del Consiglio? A me sospendono la licenza di volo solo perché mi chiamo Piscicelli e non certo per l’atterraggio sulla spiaggia in pieno inverno con il vento forte, mentre a lui nessuno dice nulla. Ma si è accorto che ieri non c’era traccia in nessun articolo del nome di Malinconico mentre io, pure se collaboro con la Procura, sono sempre il mostro? Non sarà che c’entra il fatto che lui era presidente della federazione degli editori dei giornali e ora è alla Presidenza del consiglio?

Allora ce la racconti finalmente questa storia delle vacanze di Malinconico a Porto Ercole.
Dunque un giorno mi chiama Angelo Balducci e mi invita a prendere un aperitivo nel centro di Roma. Io vado e lui mi dice: “Francesco mi devi prenotare due vacanze. La prima a Capri per due amici francesi, che però pagano loro e non ti devi preoccupare di altro che di prenotare. La seconda, invece all’hotel Pellicano di Porto Ercole, l’ospite è Carlo Malinconico, però in questo caso ti prego di anticipare tu la somma”.

Piscicelli, ma lei è un ingegnere o un agente di viaggio? E poi che vuol dire anticipa tu?
Angelo Balducci era potentissimo allora. Sapeva che conoscevo bene Roberto Sciò, il padrone dell’hotel Pellicano e non potevo dire di no. Gli feci solo presente che una camera al Pellicano costa 1500 euro a notte. Così anticipai i soldi e ancora oggi aspetto che Balducci me li restituisca.

I Carabinieri del Ros di Firenze hanno accertato che lei ha pagato 9 mila e 800 euro, come da fattura alla sua società. Ma sostengono che lei avrebbe pagato ancora altre volte. Insomma quell’aperitivo con Balducci quanto le è costato?
Sì è vero, un’altra volta Diego Anemone mi chiese di prenotare di nuovo pagando ma non mi sono fatto fregare e ho chiesto a Diego di anticiparmi i soldi. Ho pagato in contanti sì ma con i soldi suoi.

Ha chiesto i soldi indietro a Malinconico o a Balducci?
Ma scherza? Malinconico non mi aveva chiesto nulla. Quanto a Balducci, non è elegante fare una cosa del genere. In certi ambienti non si usa. Certamente speravo che Balducci me li restituisse, ma non avrei mai osato chiederli. Mi costituirò parte civile nel processo e me li ridarà.

foto: LaPresse