• Mondo
  • Mercoledì 4 gennaio 2012

Il premier di Singapore si taglia lo stipendio di un terzo

E nonostante questo rimane il capo di governo più pagato al mondo: guadagna 1,7 milioni di dollari all'anno

Singapore Prime Minister Lee Hsien Loong speaks at the Asia-Pacific Economic Cooperation summit, Friday, Nov. 11, 2011, in Honolulu. (AP Photo/Andres Leighton)
Singapore Prime Minister Lee Hsien Loong speaks at the Asia-Pacific Economic Cooperation summit, Friday, Nov. 11, 2011, in Honolulu. (AP Photo/Andres Leighton)

Il primo ministro di Singapore Lee Hsien Loong ha acconsentito a tagliare il suo stipendio del 36 per cento, in seguito alle richieste dell’opposizione e alle proteste per le forti disuguaglianze sociali e l’alto costo delle case nel Paese. Lee riceverà 1,7 milioni di dollari all’anno – anziché 2,7 milioni com’era stato finora – e resterà comunque il capo di governo più pagato al mondo.

L’iniziativa è stata proposta da una commissione creata in seguito alla pesante sconfitta subita nelle ultime elezioni parlamentari del Partito di azione popolare, al governo dall’indipendenza del Paese ottenuta nel 1965. La commissione ha anche proposto di tagliare del 37 per cento gli stipendi dei ministri, che riceverebbero quindi soltanto 1,1 milioni di dollari all’anno, e del 51 per cento quello del presidente di Singapore, che per un ruolo quasi esclusivamente formale guadagnerebbe quasi 900mila dollari annui. Il parlamento discuterà la proposta alla fine del mese, ma Lee – che è primo ministro dal 2004 – ha già scritto una lettera al comitato per accettare il nuovo stipendio.

Il salario di Lee sarà comunque tre volte quello di Donald Tsang, capo del governo locale di Hong Kong e secondo leader più pagato al mondo: guadagna ogni anno oltre 420mila euro. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama guadagna meno di 400mila dollari l’anno, per la cronaca, mentre il presidente del Consiglio italiano riceve circa 190mila euro lordi all’anno.

Gli stipendi dei governanti di Singapore sono particolarmente alti dagli anni Novanta, quando sono stati modificati e alzati sui livelli di quelli del settore privato, così da attirare nel settore pubblico i migliori dirigenti e limitare il rischio di corruzione. Il Partito Democratico – all’opposizione – sostiene però che in questo modo il governo si concentri esclusivamente sulla protezione dei guadagni dei più ricchi, trascurando i cittadini più poveri.

Foto: AP Photo/Andres Leighton