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  • Giovedì 27 ottobre 2011

La marcia di Johannesburg

Sud Africa

Some 2000 people demonstrate on October 27, 2011 in a square in downtown Johannesburg to demand jobs, in a protest organised by the militant youth wing of the ruling African National Congress (ANC). Protesters were bused in from around the country to support the Youth League leader Julius Malema, who accuses his party’s government of not doing enough to create jobs in a country with 25.7 percent unemployment. AFP PHOTO / ALEXANDER JOE (Photo credit should read ALEXANDER JOE/AFP/Getty Images)

Some 2000 people demonstrate on October 27, 2011 in a square in downtown Johannesburg to demand jobs, in a protest organised by the militant youth wing of the ruling African National Congress (ANC). Protesters were bused in from around the country to support the Youth League leader Julius Malema, who accuses his party’s government of not doing enough to create jobs in a country with 25.7 percent unemployment. AFP PHOTO / ALEXANDER JOE (Photo credit should read ALEXANDER JOE/AFP/Getty Images)

Cinquemila persone hanno marciato oggi a Johannesburg, in Sudafrica, guidati dal controverso leader politico Julius Malema e dai giovani militanti dell’African National Congress, il partito al governo dalla fine dell’apartheid attualmente guidato dal presidente Jacob Zuma. I manifestanti hanno chiesto maggiore eguaglianza economica tra neri e bianchi (che continuano a detenere la gran parte delle ricchezze e del potere economico), controllo statale delle miniere e dei settori bancari, riduzione della disoccupazione giovanile. La protesta è partita nel primo pomeriggio dalla Camera delle Miniere e, attraverso Beyers Naude (la grande strada che attraversa Johannesburg), si è fermata davanti alla sede della Borsa, il Johannesburg Stock Exchange.

Ai funzionari del JSE, Julius Malema ha consegnato una lista di richieste: lavoro, casa e aiuti per i poveri, nazionalizzazione delle miniere che, secondo i manifestanti, sono oggi nel Paese lo strumento di dominio economico dei bianchi sui neri. Il Sudafrica è il maggiore produttore mondiale di platino. La marcia è ripartita nel tardo pomeriggio verso Pretoria, sede del governo: dopo 60 chilometri di cammino, l’arrivo è previsto per domani.

Diverse scuole di Johannesburg sono oggi rimaste vuote perché gli studenti hanno aderito alla protesta. Sui cartelli dei manifestanti, c’era scritto: «Nazionalizzare per uccidere la gallina dalle uova d’oro», «il 90% dell’economia è nelle mani di una minoranza» e «più lavoro per i giovani». Proprio oggi il ministro dell’istruzione sudafricano Blade Nzmande ha detto che la disoccupazione nel Paese è pari a circa il 40 per cento ed è molto più alta tra i giovani.

Floyd Shivambu, portavoce dei giovani dell’ANC, ha dichiarato alla BBC che il governo dovrebbe nazionalizzare le miniere e creare posti di lavoro, come i privati non sono fino ad ora riusciti a fare. «Cerchiamo di utilizzare il potere per prendere a coloro che attualmente hanno e per dare a coloro che non hanno», ha aggiunto. Julius Malema, da un camion parcheggiato fuori dal JSE, ha detto: «Le nostre richieste sono chiare e devono ricevere risposte il prima possibile. Abbasso il capitalismo monopolistico bianco».

Julius Malema ha basato la sua ascesa politica su una violenta propaganda populista e le sue posizioni particolarmente estreme potrebbero, secondo alcuni osservatori, rendere ancora più difficile il già rallentato percorso di pacificazione e ricostruzione del Paese dopo la fine dell’apartheid. Riprendendo uno degli slogan dei manifestanti, il presidente della Camera delle Miniere Bheki Sibiya, accusato da Malema di essere il volto nero dietro al quale si nascondono i capitalisti bianchi, ha commentato: «Nazionalizzare vuol dire uccidere la gallina dalle uova d’oro: infatti le galline dovrebbero essere lasciate vive in modo che possano fare più uova d’oro che dovrebbero essere distribuite equamente».

I leader di governo dell’ANC hanno fatto sapere che parlare di nazionalizzazione delle miniere significa mettere in crisi la fiducia degli investitori esteri. Malema li ha definiti «codardi» aggiungendo che i bianchi rimangono comunque privilegiati dopo diciassette anni dalla fine dell’apartheid.