I tagli alla Camera che non ci sono

Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella si occupano dell'ennesima promessa mancata sulla riduzione dei costi della politica

Sul Corriere di oggi, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella si occupano dell’ennesima promessa mancata sul taglio ai costi della politica: la riduzione dei parlamentari continua a essere annunciata dalla maggioranza, in compenso per il 2014 la Camera ha chiesto di poter accedere agli stessi fondi di oggi.

«Cavallo magro corre più forte». Parola di Roberto Calderoli, che a settembre annunciava trionfante un «disegno di legge di riforma costituzionale per dimezzare il numero dei parlamentari». Ma come può dimagrire, quel cavallo, se hanno già deciso di dargli da mangiare come prima? Così è: la Camera vuole – fino al 2014 – gli stessi soldi di oggi. Una delle due: o i tagli sono una frottola o pensano che i parlamentari dimezzati costeranno il doppio. In ogni caso pensano che i cittadini siano così grulli da non vedere la truffa.

Eppure, a sentire la grancassa di promesse di questi mesi, pareva tutto già deciso. Lo stesso Cavaliere («dobbiamo abolire il numero enorme di parlamentari dalle prossime elezioni») aveva insistito: l’iter doveva essere «urgente». Il centrosinistra, ovvio, era d’accordo e per bocca di Dario Franceschini s’impegnò: «Dimezzare i parlamentari sarà la priorità del Pd». Gianfranco Fini, del resto, era della stessa idea: «È arrivato il momento di dimezzare i parlamentari». Che vogliano tagliare davvero, però, è un’altra faccenda. E prendere sul serio le promesse fatte per placare l’ira dei cittadini chiamati a fare sacrifici e andare in pensione sempre più tardi, stavolta, è ancora più difficile del solito. La prova? A dispetto della crisi, degli ultimatum europei, delle fatiche di Sisifo sulle pensioni, dei sorrisetti di Nicolas Sarkozy e di Angela Merkel proprio sulla nostra affidabilità, la Camera ha avvertito il Tesoro che avrà bisogno della stessa dose di biada del 2012 e 2013 anche per il 2014. Quando, a dar retta a Calderoli, il cavallo troppo grasso dovrebbe aver perso già metà del suo peso. La lettera è arrivata sul tavolo di Giulio Tremonti qualche giorno fa, mentre si diffondevano le voci che la doppia manovra economica non basterà e alla vigilia di un nuovo pressing di Bruxelles.

«Signor ministro, per incarico del presidente della Camera dei deputati, Le comunico che l’Ufficio di presidenza ha deliberato di mantenere l’importo della dotazione per l’anno finanziario 2014 nella medesima misura già prevista per gli anni 2012 e 2013. L’importo della dotazione richiesta per ciascun anno del triennio 2012-2014 è quindi pari a euro 992.000.000». Firmato: il segretario generale Ugo Zampetti. Una richiesta sfacciata. Tanto più dopo tutte le chiacchiere della maggioranza sui «tagli epocali» e dopo quanto è accaduto in questo primo tratto del secolo, definito dalla Banca d’Italia «decennio orribile». Durante il quale il prodotto interno lordo pro capite è crollato del 5% mentre le spese di Montecitorio crescevano fino a sfondare il 41%.

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