Le 10 proposte di Alesina e Giavazzi

Sono tutte a costo zero, i due economisti le spiegano sul Corriere

I due economisti italiani Alberto Alesina e Francesco Giavazzi firmano oggi sul Corriere della Sera un articolo con cui indicano dieci proposte di intervento concreto, tutte a costo zero, che il Governo potrebbe – e dovrebbe – attuare allo scopo, a loro dire, di rimettere in moto il mercato del lavoro e l’economia italiana.

In extremis il premier annuncia un intervento sulle pensioni. Ma le ipotesi valutate finora per far riprendere la crescita sono pannicelli tiepidi per un malato che rischia l’arresto cardiaco. I provvedimenti fiscali di mezza estate ridurranno il deficit di un ammontare pari a sei punti di prodotto interno lordo (pil) sull’arco di un triennio, intervenendo quasi esclusivamente con maggiori imposte.

L’ultima volta che ciò accadde in Italia, nell’autunno del 1992, la crescita l’anno successivo segnò meno un per cento e i consumi meno 3, nonostante in quell’occasione, diversamente da oggi, l’effetto dell’aumento delle tasse fosse in parte temperato dalla svalutazione della lira. Una forte caduta del pil nel prossimo anno, e forse nei prossimi due, non è quindi da escludere. E questo dopo un decennio in cui l’Italia è cresciuta metà del resto d’Europa. In queste condizioni, mettere in rete le ricette mediche, snellire qualche procedura burocratica, progettare qualche nuova infrastruttura sono interventi palesemente inadeguati. L’Italia ha bisogno di una scossa, non di pannicelli. Innanzitutto, smettiamola di illuderci che grandi progetti come l’Expo di Milano o qualche nuova autostrada siano la via per la crescita. Il rendimento di queste opere è ampiamente sopravvalutato. La scarsità di infrastrutture fisiche non è la priorità del Paese. E allora che fare? Le proposte, certo non nuove, su cui ancora una volta torniamo, hanno una caratteristica comune: non costano nulla, anzi alcune consentirebbero allo Stato di risparmiare.

1) Sbloccare il mercato del lavoro con una progressiva introduzione di contratti unici che eliminino al tempo stesso sia l’eccessiva precarietà sia la perfetta inamovibilità dei dipendenti di alcuni settori.

2) Sostituire la cassa integrazione con sussidi di disoccupazione temporanei, ispirandosi alla flex security dei Paesi nordici.

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