La fine dell’Italia

Dopo mesi di chiacchiere sul "non faremo la fine della Grecia", scrive Tito Boeri, ora l'Europa ci tratta proprio come la Grecia

L’articolo di Tito Boeri su Repubblica, riguardo il vertice europeo di ieri.

DOVEVA ESSERE il week-end del salvataggio dell’euro e dell’intera costruzione europea. Lo ricorderemo invece per i sorrisi sarcastici di Sarkozy alla conferenza stampa in chiusura del vertice europeo, quando gli è stato chiesto un giudizio sugli impegni presi dal nostro presidente del Consiglio. Lo ricorderemo per gli ammiccamenti fra il presidente francese e Angela Merkel.

Lo ricorderemo per il lungo silenzio di quest’ultima di fronte ai dubbi espressi in modo così evidente sulla credibilità di chi rappresenta il nostro Paese. Questo teatrino non solo è umiliante, ma anche ha dei costi per tutti noi: è difficile per chi guarda all’Italia dall’estero scindere le opinioni sul nostro presidente del Consiglio da quelle sulle nostre istituzioni.

Ieri il “duunvirato Merkozy” ha operato un netto distinguo tra, da una parte, Grecia e Italia e, dall’altra, gli altri paesi coinvolti nella crisi del debito. Si sono rivolti a Berlusconi e a Papandreou come se fossero loro il problema, come se avessero “la stessa faccia”, e le nostre istituzioni fossero della “stessa razza” di quelle che in Grecia hanno per lungo tempo occultato le vere dimensioni del deficit pubblico.

Spiace ritrovarsi accomunati a chi ha scatenato la crisi del debito, ed è per noi ingeneroso ogni parallelo fra le istituzioni che monitorano e certificano i conti pubblici nei due paesi. Ma è innegabile che portiamo grandi responsabilità se non nella genesi, quanto meno nell’escalation della crisi, per i pesanti ritardi con cui il nostro governo è intervenuto in questi mesi.

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