Una persona competente: si tratta infatti del dr. Vincenzo Spaziante, ex-collaboratore di Agazio Loiero alla Sanità calabrese, ma soprattutto uomo di fiducia di Bertolaso alla Protezione Civile, stretto consocio dei più noti Mauro della Giovampaola e Fabio De Santis, pesantemente coinvolti pochi mesi fa nell’inchiesta sull’affaire Maddalena – L’Aquila, e beneficiari all’epoca (a quanto dice l’accusa, ma le intercettazioni lasciano poco spazio ai dubbi) di sapide notti con escort d’alto bordo presso l’hotel Gritti sito proprio in Venezia. Ma nel 2009 tutto questo è ancora al di là da venire, e Spaziante accentra nelle proprie mani poteri cospicui: soprattutto, salva le forme convocando una Conferenza dei Servizi che fa presiedere a un rappresentante della Regione, ma la cui composizione e il cui orientamento di fatto controlla. Tale Conferenza ha poi la facoltà di operare senza dover obbedire alla Conferenza per la Salvaguardia di Venezia (istituita nel lontano 1973): può decidere in piena autonomia per “la realizzazione di ogni altro intervento nella medesima isola del Lido, territorialmente, urbanisticamente, ambientalmente o funzionalmente correlato, anche su proposta di soggetti privati”. Una visione olistica, insomma.
Nel frattempo le acque – è il caso di dirlo – si sono mosse: nel 2007 la società immobiliare EstCapital, proprietà di Gianfranco Mossetto (ex assessore alla cultura della giunta Cacciari, sul quale torneremo tra un attimo), e di fatto – pecuniariamente – legata alle medesime imprese che stanno già lavorando a caro prezzo all’altra grande opera di Venezia, il Mose (una delle cui bocche di porto dista peraltro pochissimo dalla zona in oggetto), acquisisce tramite il fondo “Real Venice” i due grandi alberghi del Lido (l’Excelsior e il Des Bains), il lungomare che li collega (quello sul quale Aschenbach fece la sua prima passeggiata al Lido), nonché il Forte Malamocco, storica piazzaforte ottocentesca degli Austriaci, protetta da un vincolo della soprintendenza.
Nel settembre 2009 la predetta Conferenza dei servizi autorizza EstCapital ad avviare tutti i suoi grandi progetti: un hotel 5stelle lusso (Excelsior) e un residence (Des Bains) negli alberghi storici; un villaggio turistico di 32 villette dentro il pur vincolato Forte Malamocco (piscina nella piazza d’armi? cucine nei depositi di munizioni? la Soprintendenza acconsente benevola). In più, i criteri del bando per l’Ospedale a mare vengono concepiti in modo tale che alla gara si presenta una sola ditta, puta caso EstCapital. In poche settimane Spaziante firma, tutto va a gonfie vele, tranne che per i comitati di residenti che, già deprivati della pineta, temono fortemente per l’avvenire del resto dell’isola. Ne hanno ben donde.
Il 2010 è l’anno delle grane. Prima grana: EstCapital intende tirare su nell’area del Parco della Favorita un centro commerciale e residenziale con torri: ma tale intento cozza irrimediabilmente contro la presenza di un piccolo aeroporto à coté. Seconda grana, più grave: si scopre un profondo quanto prevedibile inquinamento da rifiuti tossici nella zona dell’ex-ospedale (costo della bonifica: 10 milioni); vi chiederete: nessuno aveva verificato? nessun progettista, nessun ufficio del Comune aveva analizzato il terreno di un ospedale prima di venderlo? e a Santa Giulia a Milano, qualcuno aveva guardato? Terza grana: si scopre amianto in quantità nel terreno destinato al nuovo Palacinema. Chi si farà carico di queste costose bonifiche?
EstCapital, che vede i suoi pingui ricavi immobiliari a serio rischio, minaccia di ritirarsi senza pagare un centesimo, a meno che non le si concedano delle compensazioni, e segnatamente: a) una nuova maxi-darsena per yacht di lusso davanti alla spiaggia libera di San Nicolò (1500 posti barca, yacht club, ristoranti, negozi, su una superficie artificiale analoga a quella dell’isola della Giudecca); b) il cambio d’uso definitivo del Monoblocco, che – obliterati i residui padiglioni di radiologia e talassoterapia, peraltro restaurati di recente e quindi tutt’altro che votati a un inevitabile smantellamento – andrà semplicemente abbattuto e diventerà sede di appartamenti turistici e di un centro commerciale e centro benessere. 81 milioni e affare fatto, 32 all’ULSS e 49 al Comune (di questi ultimi ad oggi 37 già spesi per il solo fosso delle fondamenta, parzialmente bonificato).
È una proposta che il Comune non può rifiutare: e infatti il 23 luglio scorso il sindaco Giorgio Orsoni, che in campagna elettorale aveva pubblicamente promesso il contrario, firma. Orsoni si trova con le spalle al muro, perché i milioni di EstCapital sono già messi a bilancio, e rinunciarvi vorrebbe dire far fallire il Comune ed essere commissariati (tanto per far capire di quali cifre stiamo parlando: da un nuovo Palacinema siamo giunti a mettere in discussione l’esistenza stessa del Comune di Venezia). Forse il fallimento e il commissariamento poteva essere un’opzione spettacolare, un segnale forte per denunciare il pasticcio del Lido (la cui responsabilità ricade peraltro interamente sulla giunta del filosofo Cacciari: pensateci, la prossima volta che lo vedete in tv), ma Orsoni sceglie diversamente: il coraggio uno, se non ce l’ha, non se lo può dare. Anche i circostanziati suggerimenti di autorevoli personalità, come il pericoloso bolscevico Francesco Giavazzi che esorta a evitare lo scempio racimolando i denari altrove, rimangono lettera morta.