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Che cosa ha detto Obama

I passaggi fondamentali del discorso di ieri al mondo arabo, in italiano

Libia
In molte nazioni, la risposta alla richiesta di cambiamento è stata la violenza. L’esempio più estremo è la Libia, dove Muammar Gheddafi ha dichiarato guerra al suo popolo, promettendo di dar loro la caccia come ai ratti. Noi non possiamo prevenire ogni ingiustizia perpetrata da un regime contro il suo popolo, e abbiamo imparato dalla nostra esperienza in Iraq quanto può essere costoso e difficile rovesciare un regime con la forza. In Libia, però, c’era un massacro imminente: abbiamo sentito la richiesta d’aiuto dei libici e abbiamo avuto un mandato per agire da parte dell’ONU. Se non fossimo intervenuti, migliaia di persone sarebbero state uccise. A quel punto il messaggio per i regimi sarebbe stato chiaro: per mantenere il potere basta uccidere tutte le persone che serve uccidere. Ora il tempo gioca contro Gheddafi. Non ha più il controllo del suo paese. L’opposizione ha organizzato un legittimo governo ad interim. Inevitabilmente se ne andrà o sarà rimosso dal potere, e allora una storia di provocazioni giungerà alla sua fine, e potrà cominciare la transizione verso una Libia democratica.

Siria
I siriani hanno mostrato il loro coraggio chiedendo una transizione verso la democrazia. Il presidente Assad ha una scelta: può guidare questa transizione o può togliersi di mezzo. Il governo siriano deve interrompere la repressione violenta delle manifestazioni, permettendo le proteste pacifiche. Deve liberare i prigionieri politici e fermare gli arresti ingiusti. Deve permettere alle associazioni che monitorano il rispetto dei diritti umani di avere accesso in città come Deraa. Deve iniziare un vero dialogo per una transizione democratica. Altrimenti, il presidente Assad e il suo regime continueranno a essere sfidati dall’interno e isolati dall’esterno.

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Iran
L’ipocrisia del regime iraniano è dimostrata dal fatto che sostiene le proteste antigovernative all’estero ma reprime quelle dentro i suoi confini. Ricordiamoci che le prime proteste pacifiche le abbiamo viste a Teheran, dove il governo ha ucciso brutalmente donne e uomini, mettendo in carcere persone innocenti. Abbiamo ancora nelle orecchie i canti dai tetti di Teheran. L’immagine di una giovane donna uccisa per strada è sigillata nella nostra memoria. Continueremo a insistere, perché il popolo iraniano merita i suoi diritti universali e un governo che non demolisca le sue aspirazioni. La nostra opposizione all’intolleranza iraniana, al suo programma nucleare illegale e al suo sostegno al terrorismo è nota. Ma se l’America vuole essere credibile, deve riconoscere che i nostri alleati nella regione non hanno reagito allo stesso modo alle richieste di cambiamento. Questo è vero per lo Yemen, dove il presidente Saleh deve mantenere la sua promessa di cedere il potere. Ed è vero per il Bahrein.

Bahrein
Il Bahrein è un nostro alleato da molto tempo, siamo impegnati per la sua sicurezza. Sappiamo che l’Iran ha cercato di approfittare delle rivolte. Nonostante questo, abbiamo insistito pubblicamente e privatamente perché gli arresti di massa e l’uso della forza venissero fermati, perché contraddicono i diritti universali delle persone e non faranno sparire le loro legittime richieste. L’unica strada per il governo e l’opposizione è aprire un dialogo, e non puoi avere un dialogo vero quando un pezzo dell’opposizione è in galera. Il governo deve creare le condizioni per un dialogo proficuo con l’opposizione, per forgiare un futuro giusto per tutti gli abitanti del Bahrein.

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