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  • Sabato 30 aprile 2011

Le proposte di Gheddafi

Le nuove offerte di "negoziato" sembrano ancora poco credibili

In this photo made on a government organized tour, a portrait of Moammar Gadhafi is seen inside damaged official building following an airstrike in Tripoli, Libya, early Saturday, April 30, 2011.(AP Photo/Darko Bandic)
In this photo made on a government organized tour, a portrait of Moammar Gadhafi is seen inside damaged official building following an airstrike in Tripoli, Libya, early Saturday, April 30, 2011.(AP Photo/Darko Bandic)

Che si torni a occuparsi della guerra in Libia, le sue ragioni e le sue prospettive – dopo giorni in cui l’attenzione si era spostata su temi quali i suoi costi economici, le conseguenze per l’immigrazione e l’eventualità che favorisse una crisi di governo – è una buona cosa: ma le offerte di “negoziato” diffuse in televisione da Gheddafi ieri notte non appaiono grandi passi avanti, anche se leggere nelle intenzioni del dittatore è opera abbastanza difficile.

Gheddafi ha detto:

“Noi non li abbiamo attaccati, perché loro attaccano noi?”

“Negoziamo, negoziamo con i paesi che ci attaccano”

“La Libia è pronta ad avviare un cessate il fuoco, ma un cessate il fuoco non può avvenire da una parte sola”

Il suo intervento, avvenuto mentre la NATO colpiva obiettivi a Tripoli poco lontano, è sembrato quindi ancora più diretto alla popolazione libica a cui Gheddafi ha voluto mostrarsi vittima e disponibile a interrompere la guerra, più che agli interlocutori nemici, con cui i canali di trattativa eventuali sarebbero probabilmente altri che non un messaggio sulla tv libica. Nel quale ha negato di aver attaccato la popolazione libica, malgrado poche ore prima i bombardamenti su Misurata occupata dai ribelli avessero causato almeno 15 morti. Gheddafi aveva già annunciato in precedenza almeno altre due volte un cessate il fuoco senza dargli seguito e pretendendo che la prima a interrompere le ostilità fosse la NATO.

(AP Photo/Darko Bandic)