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  • Lunedì 25 aprile 2011

Il caso satira al Fatto

Una vignetta di Disegni su Asor Rosa e una più solida rivalità sui ruoli hanno scatenato litigi e rimozioni

L’annosa questione delle libertà della satira e dei suoi limiti è arrivata a un nuovo – e non sarà l’ultimo – scontro, stavolta al Fatto quotidiano. Al centro della contesa una questione più ampia su chi si debba occupare dell’inserto satirico “il Misfatto” e con quali approcci: ma anche il casus belli di una striscia di Stefano Disegni – assai meno indelicata dei casi che di solito generano questo tipo di discussioni – dedicata ad Alberto Asor Rosa e al suo dibattuto intervento sui modi di opporsi al berlusconismo.

A quanto pare l’attacco ad Asor Rosa è stato giudicato inaccettabile dai responsabili dell’inserto, e invece approvato da altri alla direzione del quotidiano: e questo ha suggerito a Disegni una nuova striscia polemica, sul tema della satira, appunto.

In tutto questo, però, “il gruppo di lavoro che in questi 14 mesi ha ideato e curato” l’inserto ha comunicato domenica di essere stato rimosso dall’incarico per far posto allo stesso Disegni, e Luca Telese che di quel gruppo fa parte ha spiegato diffusamente sul suo sito come ci sia in ballo una questione di ruoli, rivalità e insofferenze tra questo gruppo da una parte, e Disegni e i responsabili del quotidiano dall’altra.

Questa meravigliosa polemica che Stefano Disegni immagina di aver intrattenuto con noi sulla natura della satira (noi saremmo “politicamente corretti”, lui anticonformista e ribelle, wow!) semplicemente non esiste (avendo smesso di partecipare alla seconda riunione per fare l’autore di un programma di successo chiuso alla terza puntata, non c’è stata alcuna possibilità di polemizzare con lui, nemmeno volendo: lui non c’era).
Noi ce l’avevano proprio con Disegni (ma non solo con lui). Perchè il Grande Professionista della Satira ha scalpitato da matti per farsi dare un giocattolino, dopo – come abbiamo raccontato – aver rifiutato la proposta (di Padellaro e anche mia) di condurlo quando non c’erano certezze, perchè non voleva mettere in gioco il prestigio della sua firma. Dopo aver proposto come coordinatore del supplemento Corradi, ed essersi arrabbiato una settimana dopo perchè Corradi non gli portava l’acqua con le orecchie, Disegni è venuto da me dicendo: “Cacciamolo via”. Visto che gli ho risposto picche è andato dal vicedirettore del nostro giornale e a quanto pare è riuscito a convincerlo che fosse una buona idea.