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  • Mercoledì 13 aprile 2011

I libri dei dittatori

I romanzi di Saddam, i saggi di Gheddafi, le poesie di Khomeini, la critica cinematografica di Kim Jong-Il

Scrivere libri è un’attività che piace molto ai dittatori. L’esempio più noto è probabilmente il Mein Kampf di Adolf Hitler, ma anche senza andare troppo indietro nel tempo basta guardarsi meglio intorno per trovare esempi notevoli. Foreign Policy questa settimana ha fatto un elenco dei libri dei dittatori più odiosi del nostro tempo, a cominciare da Muammar Gheddafi.

Muammar Gheddafi
Il Libro Verde è il primo che viene in mente, pensando a Gheddafi: è quello con cui si fa spesso fotografare e che spesso sventola durante i suoi deliranti comizi. Lo scrisse nel 1975 e costituisce la base della jamahiriya, il sistema di governo della Libia. Non tutti sanno però che Gheddafi ha poi scritto un altro libro, “Fuga dall’inferno”, una raccolta di racconti brevi descritta da alcuni commentatori come un «cumulo di bolo letterario parzialmente digerito». Il racconto intitolato “Il suicidio dell’astronauta” narra la storia di un uomo che torna sulla Terra dopo avere trascorso un lungo periodo in una navicella spaziale e si uccide perché non riesce più a riadattarsi a una vita normale. Un altro è invece semplicemente una lunga invettiva contro la decadenza urbana:

Questa è la città: un mulino che schiaccia i suoi abitanti, un incubo per i suoi costruttori. Ti costringe a cambiare chi sei e i tuoi valori; ti costringe ad assumere una personalità urbana, che non ha gusto né colore… La città ti costringe ad ascoltare i suoni di quelli che non vorresti sentire. Sei costretto a inalare i loro stessi respiri… Ai bambini va peggio che agli adulti. Passano da oscurità a oscurità… le case non sono case, sono buchi e cave…

Ieri un ragazzino è stato investito per la strada in cui giocava. L’anno scorso un veicolo ha travolto una bambina, tagliando in due il suo corpo. Hanno raccolto i suoi pezzi nel vestito di sua madre. Un’altra bambina è stato sequestrato da criminali. Dopo qualche giorno, l’hanno lasciata davanti alla porta di casa, dopo che le avevano rubato un rene! Un altro bambino è stato messo dentro una scatola di cartone per gioco da un suo amico, ma poi è stato travolto da una macchina che passava di lì.

Saddam Hussein
Mentre gli Stati Uniti si preparavano all’intervento in Iraq, Saddam Hussein trascorreva la maggior parte del suo tempo a scrivere il romanzo che avrebbe dovuto suggellare la sua già ricca carriera letteraria. Se fosse riuscito a finirla e pubblicarla, l’opera avrebbe raccontato la storia di un’antica tribù che respingeva l’attacco degli invasori stranieri. Invece ci rimangono soltanto i suoi romanzi precedenti: “Zabiba e il Re”, “Il Castello Fortificato”,  “Gli uomini e la città”, “La danza del Diavolo”.

Il suo primo romanzo, Zabiba e il Re, uscì inizialmente anonimo. Racconta la storia della bellissima Zabiba che si innamora perdutamente di un re, Arab, a cui insegna i segreti del vero Islam. È un romanzo rosa costruito intorno a una semplice allegoria: Zabiba rappresenta l’Iraq; il marito cattivissimo che la vuole sottrarre al re rappresenta gli Stati Uniti; e il re rappresenta Saddam. Sacha Baron Cohen, l’attore di Borat, nel 2012 uscirà con un film tratto da questo libro. Saddam ha continuato a scrivere poesie anche dalla prigione negli ultimi giorni prima della sua esecuzione. Le ultime parole che ha scritto sono queste:

Mio popolo, non vi lasceremo mai
E anche nella catastrofe, il nostro partito è il leader.
Io sacrifico la mia anima per voi e la nostra nazione
Il sangue vale poco in tempi duri
Non ci inginocchiamo né ci pieghiamo quando siamo attaccati
Ma trattiamo sempre i nostri nemici con onore…

Kim Jong Il
Stando a quello che sostiene la propaganda nordcoreana, il Caro Leader è lo scrittore più prolifico del mondo: avrebbe scritto 1500 libri solo durante gli anni dell’università, molti di critica cinematografica – “L’arte del cinema”, “Cinema e Regia” – che a suo avviso funziona sugli stessi principi alla base del comunismo.

La cosa fondamentale è lavorare bene con tutti gli artisti, tecnici e produttori che sono coinvolti nel film. Questo è il nostro sistema e quando il regista diventa il comandante del gruppo creativo, deve spingere avanti il lavoro del gruppo, dando precedenza al lavoro politico e enfatizzando l’importanza di lavorare bene con le persone che fanno il film. Questo sistema rappresenta le caratteristiche fondamentali del sistema socialista ed è la base del nostro sistema che decide tutto. Quindi, è pienamente conforme alla natura della regia cinematografica e alle sue caratteristiche.

Saparmurat Niyazov
L’ultimo dittatore del Turkmenistan diceva che tutti i giovani dovevano leggere i suoi libri tre volte al giorno se volevano andare in Paradiso. È stato al potere dal 1985 al 2006, quando è morto per un attacco cardiaco. Il suo libro più noto è “Ruhnama”, una raccolta di pensieri sparsi sulla storia del Turkmenistan e sulla sua identità.

Allah ha reso il nostro popolo prolifico e il nostro numero è cresciuto enormemente. Dio ci ha dato due speciali qualità: ricchezza spirituale e coraggio. Ci ha anche dato la capacità di riconoscere la realtà dietro gli eventi. Ci ha chiamato Turk Iman perché “Turk” vuol dire “nocciolo”, e “iman” vuol dire “luce”. Quindi ci ha dato questo nome perché noi siamo fatti con la luce, siamo essenza della luce.

La lettura del libro era obbligatoria in tutte le scuole e spesso alcuni passi venivano letti durante trasmissioni televisive, che avevano il compito di celebrare tutto quello che faceva e diceva Niyazov. Il mese di settembre era stato ribattezzato Ruhnama.

Ruhollah Khomeini
Il leader della rivoluzione iraniana del 1979 ha composto molte poesie nella tradizione del misticismo Sufi. Sono spesso poesie d’amore di livello abbastanza alto, in cui la musica, la danza, e perfino il vino vengono usati come metafore per parlare dell’amore religioso. Cosa abbastanza sorprendente se si pensa che sotto il regime degli ayatollah bere alcolici è severamente vietato. Alcune poesie particolarmente riuscite spinsero addirittura il New York Times a scrivere che «il tiranno sembra essere un intellettuale religioso nel senso più pieno del termine». Alcune sono poi molto sorprendenti per i loro contenuti particolarmente secolarizzati:

Apri la porta della taverna e lascia uscire il giorno e la notte,
Perché sono stanco e stufo della moschea e del seminario.
Ho strappato via gli abiti dell’ascetismo e dell’ipocrisia,
E indossato il mantello della taverna.
Il predicatore della città mi ha così tormentato
Che ho cercato aiuto nel respiro del vino.
Lasciatemi da solo a ricordare l’idolo del tempio,
I che sono stato svegliato dalla mano dell’idolo della taverna.