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  • Mercoledì 6 aprile 2011

I ribelli libici se la prendono con la NATO

Il leader dei ribelli ha detto di essere "deluso" dalla lentezza della coalizione internazionale

Libyan rebel military leader Abdel-Fattah Younis speaks to the media at a hotel in Benghazi, Libya Tuesday, April 5, 2011. Younis lashed out at NATO saying it's not doing enough to protect opponents of Moammar Gadhafi and complained about what he said is an overly bureaucratic process that means NATO takes hours to respond to events on the battlefield. (AP Photo/Ben Curtis)
Libyan rebel military leader Abdel-Fattah Younis speaks to the media at a hotel in Benghazi, Libya Tuesday, April 5, 2011. Younis lashed out at NATO saying it's not doing enough to protect opponents of Moammar Gadhafi and complained about what he said is an overly bureaucratic process that means NATO takes hours to respond to events on the battlefield. (AP Photo/Ben Curtis)

Abdul Fatah Younis, il leader del Consiglio dei ribelli libici, ha detto di essere “deluso” dall’intervento della NATO, che sta agendo lentamente e non sta facendo abbastanza per proteggere i civili attaccati dalle truppe di Gheddafi. Younis ha spiegato che il suo staff aggiorna continuamente i funzionari della coalizione sugli spostamenti delle forze di Gheddafi, avvisandoli quando stanno per attaccare una nuova città. La NATO però reagisce con enorme lentezza e impiega ore a trasmettere le informazioni sul campo. Nel frattempo i soldati di Gheddafi «entrano in una città, uccidono chiunque, incendiano il posto e poi lo abbandonano» per spostarsi su un altro obiettivo.

Younis ha criticato in particolare l’inerzia della NATO nel soccorrere gli abitanti di Misurata, che si trova sotto assedio da 40 giorni. Gheddafi avrebbe avvelenato l’acqua, ha detto Younis, e le persone starebbero morendo per la mancanza dei beni di prima necessità: «se la NATO rimanderà l’intervento di un’altra settimana sarà responsabile di non aver evitato un massacro». L’intervento a Misurata da parte della NATO è particolarmente rischioso e delicato perché le forze di Gheddafi sono dislocate in tutta la città: colpirle significa rischiare di colpire edifici abitati da civili. Younis è convinto che limitarsi a bombardare soltanto alcune aree del paese non sia sufficiente e ha detto che se la NATO non interverrà con maggior decisione solleverà il problema al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Ha anche criticato il divieto di usare gli elicotteri e gli aerei da combattimento di cui i ribelli si sono impossessati.

Ieri mattina il generale Mark van Uhm, a capo della coalizione internazionale, ha detto che Misurata è diventata la priorità numero uno. Ha spiegato che le truppe di Gheddafi hanno iniziato a spostarsi con camion e con semplici automobili anziché coi carri armati per evitare di essere presi di mira dai bombardamenti della coalizione. Ha aggiunto che la NATO ha distrutto oltre il 30 per cento della potenza militare di Gheddafi. Dopo cinque giorni di combattimenti, ieri le truppe di Gheddafi hanno sconfitto i ribelli a Brega costringendoli a ritirarsi a est a circa 20-30 chilometri da Ajdabiya.

Foto di AP Photo/Ben Curtis