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  • Sabato 26 marzo 2011

Cosa succede adesso in Canada

Il paese va verso nuove elezioni: la rimonta impossibile di Ignatieff e l'incognita dell'indipendentismo in Quebec

Il primo ministro canadese Stephen Harper, eletto nel 2006 con il Partito Conservatore, non ha mai avuto la maggioranza assoluta del parlamento. Il suo governo di minoranza, il più lungo della storia del paese, è entrato in crisi nei giorni scorsi, dopo la presentazione della legge finanziaria al parlamento. I tre partiti all’opposizione hanno detto di non avere nessuna intenzione di approvarla, e ieri sera hanno votato compatti la mozione di sfiducia presentata dal leader del Partito Liberale, Michael Ignatieff.

Intorno alle tre di oggi pomeriggio, le nove del mattino in Canada, Stephen Harper andrà dal Governatore Generale David Johnston per chiedergli di sciogliere le camere e fissare nuove elezioni. I canadesi andranno a votare per rinnovare il parlamento, per la quarta volta in sette anni, il 2 o il 9 maggio.

Il Partito Liberale, oggi guidato da Ignatieff, è stato al potere in Canada per quasi settant’anni tra il 1900 e il 2000. Ignatieff è un personaggio notevole: storico, filosofo della politica, professore universitario e diplomatico, ha insegnato per ventisette anni all’estero tra Cambridge, Oxford e Harvard. Poi è tornato in Canada, nel 2005, è entrato in politica ed è stato eletto in parlamento alle politiche del 2006, a cinquantotto anni.

Sia Harper che Ignatieff cominceranno probabilmente la loro campagna dal Quebec: l’ex primo ministro andrà a Quebec City mentre Ignatieff parlerà a Montreal. Non è un caso: la vera sfida politica, per i due maggiori partiti nazionali, è quella di convincere abbastanza elettori del Canada francese ad abbandonare il loro maggior partito di rappresentanza, il Bloc Québécois. Fondato nel 1990, il BQ attrasse subito gli scontenti dei liberali e dei conservatori e, nel corso degli anni, ha messo seriamente in discussione l’unità nazionale. Il partito fa campagna elettorale solo all’interno del Quebec e, da quando partecipa alle elezioni nazionali, ha sempre vinto la maggioranza dei 75 seggi che sono assegnati al Quebec tra i 308 della Camera. Alle ultime elezioni ha mandato in parlamento ben 47 deputati, rendendo il BQ la terza forza politica del paese. Anche se i parlamentari che arrivano a Ottawa non sembrano particolarmente interessati e preparati al governo di tutto il paese, gli abitanti del Quebec continuano ad eleggerli per sottolineare il loro desiderio di autonomia. Il resto del paese guarda al Bloc Québécois con grande sospetto e lo accusa di pretendere dal governo federale sempre nuove concessioni. Come ha detto l’analista politico John Ivison: «Se li faranno partecipare al governo, chiederanno tante di quelle cose che ci sarà un pony per ogni casa del Quebec e nuovi ponti in città senza fiumi».

Oltre al problema dell’unità nazionale, l’elezione ruoterà intorno a temi economici: in discussione ci saranno i tagli delle tasse promossi in passato dal governo Harper e il modo di gestire la crescente spesa per la sanità e le pensioni. Un cavallo di battaglia dei Tories alle ultime due elezioni del 2006 e del 2008 è stato poi la lotta al crimine. I conservatori hanno reso la legge più severa e costruito nuove prigioni, mentre l’opposizione dice che un programma così rigido non è necessario, dato che le cifre della criminalità sono in calo da dieci anni. Infine, i liberali insisteranno di certo sulla trasparenza dell’amministrazione: la mozione di sfiducia che ha causato la caduta di Harper aveva le sue basi proprio nei rifiuti, da parte del governo, di rendere pubblici cifre e documenti sui costi della campagna contro il crimine, sulla gestione dei prigionieri afghani e sui contratti per l’acquisto di 65 nuovi aerei da combattimento.

La rimonta di Ignatieff non sembra facile. Gli ultimi sondaggi lo danno 19 punti indietro e nella prima conferenza stampa della nuova campagna elettorale è sembrato molto incerto e confuso sulle possibili alleanze post-elettorali, in particolare su un accordo con il Partito Conservatore per un governo di coalizione che tenga fuori il Bloc Québécois. Intanto, in Quebec, il BQ resta saldamente il primo partito, con percentuali oltre il 40%.