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Contro Ratzinger

Torna in libreria il testo polemico contro papa Benedetto XVI pubblicato anonimo nel 2006

A rendere ancora più problematica la risposta offerta dal nuovo Catechismo c’è, infine, l’accenno all’aggravante rappresentata dal coinvolgimento di minori. Un atto dovuto che, però, non mette al riparo il Vaticano, e l’attuale pontefice in particolare, dal dovere di fornire alcune risposte. E che costringe questo libro a una digressione sul tema. Fino a oggi, gli innumerevoli episodi di pedofilia che hanno coinvolto la Chiesa cattolica a tutti i livelli sembrano essere stati gestiti dai suoi vertici come uno scandalo da nascondere, proteggendo i colpevoli, e come un problema legale ed economico (negli Usa le richieste di risarcimento rischiano di essere un danno reale per le pur floride finanze vaticane). La Chiesa non ha finora offerto alcuna riflessione pubblica sulle ragioni del fenomeno.

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Piacerebbe, per esempio, ascoltare l’opinione della Chiesa, di solito così sollecita a pronunciarsi su ogni questione, sul possibile legame tra l’obbligo della castità, la glorificazione della purezza e la tendenza ad abusare dei bambini. In attesa di chiarirsi (e chiarirci) le idee, Joseph Ratzinger non è rimasto senza far nulla. Il 18 maggio 2001, il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e il suo vice Tarcisio Bertone hanno inviato a tutte le diocesi una lettera riservata (sul sito del Vaticano è tra i rarissimi documenti redatti soltanto in latino) che prescrive alle gerarchie ecclesiastiche come comportarsi di fronte ai delitti più gravi commessi dai propri membri «contro la morale e la celebrazione dei sacramenti». L’Epistula, inviata ad totius Catholicae Ecclesiae Episcopos aliosque Ordinarios et Hierarcas interesse habentes e marchiata «reservatis», rappresenta un’attualizzazione dell’istruzione Crimen sollicitationis firmata nel 1962 dal prefetto Alfredo Ottaviani, che ordinava a tutte le persone coinvolte in questo tipo di processi il silenzio perpetuo, pena la sospensione a divinis.

Alla categoria grave «delitto contro la morale», la lettera di Ratzinger cita «il delitto commesso da un sacerdote contro il Sesto comandamento del Decalogo con un minore più giovane di diciotto anni d’età» (la traduzione è nostra). Coerentemente con la definizione del nuovo Catechismo, la pedofilia costituisce un’aggravante del peccato di lussuria. Il trattamento di questi delitti, scrivono Ratzinger e Bertone, «sono riservati al tribunale apostolico della Congregazione per la dottrina della fede». Quando un superiore ha «conoscenza almeno probabile di un delitto riservato, dopo aver condotto l’indagine preliminare deve darne indicazione alla Congregazione per la dottrina della fede che, se non avoca il caso a sé per circostanze speciali, dopo avere trasmesso le norme appropriate, ordina al vescovo o ai Superiori maggiori di procedere attraverso il proprio tribunale».
Più avanti Ratzinger specifica come tali tribunali devono essere composti: «Nei tribunali costituiti dai vescovi o dai Superiori maggiori, le funzioni di giudice, promotore di giustizia, notaio e difensore possono essere svolte validamente in questi casi soltanto da sacerdoti».
E ancora: «Casi di questo tipo sono soggetti al segreto pontificio». I reati di pedofilia in cui sono coinvolti ecclesiastici devono, insomma, rimanere segreti ed essere giudicati rigorosamente solo all’interno.
L’ex Sant’Uffizio si riserva, inoltre, di avocarli a sé. Come ha spiegato Tarcisio Bertone, il viceprefetto, in un’intervista all’Observer del 2003: «A mia opinione, la richiesta che un vescovo sia obbligato a contattare la polizia per denunciare un prete che ha ammesso atti di pedofilia non è fondata». È, però, nel prosieguo che le disposizioni di Joseph Ratzinger diventano più imbarazzanti. «Deve essere notato che l’azione legale contro i delitti su cui ha competenza la Congregazione per la dottrina della fede si estingue dopo dieci anni con la prescrizione» scrive l’attuale pontefice, citando in nota due norme del Codice di diritto canonico. Le due righe dopo, che non sono avallate da note a piè pagina, si devono evidentemente a una sua iniziativa: «Tuttavia, nel delitto perpetrato da un sacerdote con un minore, il periodo di prescrizione inizia a essere calcolato a partire dal giorno in cui il minore ha compiuto diciotto anni» (in latino: «In delicto autem cum minore a clerico patrato praescriptio decurrere incipit a die quo minor duodevicesimum aetatis annum explevit»).

Detto papale papale: il reato «morale» della pedofilia cade in prescrizione quando l’abusato compie ventotto anni. L’estensione dei termini di prescrivibilità di un reato comporta, normalmente, uno svantaggio per l’accusato. In questo caso, non è così: perché insieme ai termini di prescrizione si estende anche la giurisdizione e il controllo della Chiesa sui casi di abusi su minori commessi dai propri membri. Terminato il processo, «tutti gli atti del procedimento devono essere trasmessi il più presto possibile alla Congregazione per la dottrina della fede». Per i contenuti di questa lettera riservata, il prefetto è stato denunciato per «intralcio alla giustizia» dall’avvocato Daniel Shea di Houston, Texas. Si tratta di un reato che negli Usa è punito con pene fino a cinque anni di carcere. L’avvocato Shea rappresenta uno dei tre ragazzi che hanno denunciato per violenze sessuali compiute negli anni novanta il sacerdote colombiano Juan Carlos Patino-Arango, allora assegnato alla chiesa di San Francesco di Sales di Houston. Ratzinger avrebbe dovuto difendersi dall’accusa di avere collaborato con l’arcidiocesi di Gavelston- Houston nel tentativo di ostacolare la giustizia, ma poi è diventato Benedetto XVI.

Il 20 maggio 2005, l’ambasciata della Santa Sede di Washington ha trasmesso un memo al Dipartimento di Stato americano con la richiesta di garantire al pontefice l’immunità in quanto capo di uno Stato
estero. In un’altra occasione (che riguardava un processo per pedofilia a Louisville, Kentucky) è stato direttamente il segretario di Stato pontificio, cardinal Angelo Sodano, ad avanzare la richiesta di immunità al suo omologo americano, Condoleeza Rice. Nel dicembre 2005, conformandosi anche al parere espresso da una nota inviata dal Dipartimento di Stato Usa a maggio, la richiesta è stata accolta dal giudice distrettuale di Houston, Lee Rosenthal. Il silenzio sulla vicenda della quasi totalità dei mezzi di informazione italiani, solitamente tanto prodighi nel concedere spazio a Sua Santità, appare come un necessario pendant al silenzio del Vaticano in materia di abuso sui minori.

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