Siria
In Siria le manifestazioni antigovernative sono state disinnescate dal regime. I gruppi di opposizione avevano indetto per sabato 4 febbraio e domenica 5 una grande manifestazione di protesta, facendo un largo uso dei social network per mobilitare persone e risorse. L’avevano chiamato “il giorno della rabbia”. Le strade di Damasco erano piene di polizia e forze di sicurezza, specie nelle vicinanze del Parlamento, dove i manifestanti avrebbero dovuto riunirsi. Ma non è arrivato quasi nessuno, stando a quanto racconta l’Associated Press: tanto che a un certo punto persino gli agenti di polizia hanno lasciato le strade. In una rara intervista al Wall Street Journal il Bashar al-Assad ha detto che le proteste delle ultime settimane in Egitto, Tunisia e Yemen stanno accompagnando il Medio Oriente in una «nuova epoca» e che i leader dei paesi arabi devono prepararsi a essere più accomodanti rispetto alle esigenze politiche ed economiche dei propri cittadini.
Tunisia
Dopo settimane di proteste, il 14 gennaio il presidente Zine El Abidine Ben Ali ha sciolto il governo e lasciato il paese. Il premier Mohamed Ghannouchi ha preso temporaneamente il suo posto, assicurando che governerà nel rispetto della costituzione e in collaborazione con tutti i partiti. Ghannouchi ha formato un governo di unità nazionale e ha annunciato che le elezioni si terranno tra sei mesi. Le proteste sono inziate il 17 dicembre dopo che un giovane venditore ambulante si era dato fuoco per contestare il sequestro della sua merce: dopo di lui almeno altre cinque persone si sono date fuoco.
Palestina
Giovedì centinaia di palestinesi hanno protestato nella capitale Ramallah chiedendo ai leader di Fatah, Hamas, e delle altre fazioni politiche palestinesi di sanare i loro contrasti in vista delle elezioni municipali di settembre. In segno di solidarietà con le proteste in Egitto, a febbraio era stata organizzata una manifestazione a Gaza, repressa da Hamas.
Marocco
Ieri migliaia di persone sono scese nelle strade a Rabat chiedendo una nuova costituzione. I manifestanti hanno chiesto al governo nuovi posti di lavoro, una riforma scolastica, migliori servizi sanitari e lotta all’aumento del costo della vita. Secondo gli organizzatori della marcia i manifestanti erano circa 5000, mentre secondo la polizia erano meno di tremila. Molti indossavano bandiere tunisine o egiziane, e marciavano al grido di slogan come “la gente riufiuta una costituzione fatta per gli schiavi”, “abbasso il regime”. Poliziotti in uniforme si tenevano a distanza, ma varie testimonianze parlano di poliziotti in borghese infiltrati tra la folla e muniti di bloc notes. Le proteste non erano rivolte contro il re ma contro il primo ministro Abbas El Fassi.
foto: AHMAD GHARABLI/AFP/Getty Images