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  • Sabato 22 gennaio 2011

Cosa succede in Albania

La scintilla degli scontri mortali di ieri è un video che mostrerebbe il vicepremier tentare di pilotare una gara d'appalto

A protester runs after clashes with police during an anti-government protest in Tirana on January 21, 2011. Albanian anti-government protesters clashed with police when demonstrators threw stones at the security forces who responded with tear gas. Several thousand people gathered in the capital on January 21 after a call from the socialist opposition to protest against the current government of Prime Minister Sali Berisha. Three people were shot dead during an anti-government protest in Tirana on Friday, Sami Koceku, head of the military hospital emergency services told AFP. AFP PHOTO / GENT SHKULLAKU (Photo credit should read GENT SHKULLAKU/AFP/Getty Images)
A protester runs after clashes with police during an anti-government protest in Tirana on January 21, 2011. Albanian anti-government protesters clashed with police when demonstrators threw stones at the security forces who responded with tear gas. Several thousand people gathered in the capital on January 21 after a call from the socialist opposition to protest against the current government of Prime Minister Sali Berisha. Three people were shot dead during an anti-government protest in Tirana on Friday, Sami Koceku, head of the military hospital emergency services told AFP. AFP PHOTO / GENT SHKULLAKU (Photo credit should read GENT SHKULLAKU/AFP/Getty Images)

Tre persone sono morte ieri a Tirana, in Albania, durante gli scontri una grande manifestazione antigovernativa che ha visto vari momenti di scontro tra manifestanti e forze dell’ordine. Tutte e tre le vittime sono state colpite da armi da fuoco: non è chiaro ancora chiaro se partiti dalla polizia o da altri manifestanti. Trenta manifestanti e venticinque poliziotti sono rimasti feriti.

La manifestazione antigovernativa e le violenze che ne sono seguite arrivano al culmine di un lungo periodo di tensione tra il governo del primo ministro Sali Berisha e l’opposizione socialista. I manifestanti accusano il governo di aver compiuto delle frodi durante le ultime elezioni, nel 2009, e di essere profondamente corrotto. Le manifestazioni, infatti, arrivano a seguito dello scoop di una televisione privata, che ha trasmesso un video registrato con una telecamera nascosta che mostra il vicepremier Ilir Meta chiedere a un suo collega di esercitare pressioni per influenzare il risultato di una gara d’appalto. Il video è andato in onda la settimana scorsa: Meta dice che è stato montato ad arte e fabbricato dai suoi rivali, ma è stato comunque costretto alle dimissioni.

Meta era già stato coinvolto in uno scandalo nel 2003, quando era primo ministro dell’Albania ed era ritenuto un corrotto e quasi un signore della droga, a seguito delle testimonianze fornite da vari narcotrafficanti una volta arrestati. Dopo il voto del 2009 Berisha è stato costretto ad allearsi con lui per avere la maggioranza in parlamento.

Sebbene le forze dell’ordine non abbiano diffuso comunicati ufficiali riguardo la dinamica degli scontri, sia Al Jazeera che BBC riportano diverse testimonianze della violenza utilizzata dalla polizia. Prima lanci di gas lacrimogeni, cannoni d’acqua e proiettili di plastica, per disperdere i manifestanti. Poi, di notte, centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa avrebbero invaso le vie del centro picchiando e arrestando dozzine di ragazzi.

L’Unione Europea ha condannato l’uso della violenza “da entrambe le parti”. In Albania sia i politici della maggioranza che quelli dell’opposizione hanno invitato i manifestanti alla calma, per quanto il leader socialista Edi Rama ha detto che il premier Berisha dovrebbe recepire il messaggio e farsi da parte. Un’altra delle richieste dei manifestanti, infatti, è indire il prima possibile delle nuove elezioni. Le elezioni del 2009 furono vinte da Berisha per pochissimi voti: l’opposizione sostiene che il governo abbia approfittato della sua posizione e rubato dei voti, mentre Berisha ha intenzione di completare il suo mandato e far tornare l’Albania alle urne alla sua scadenza naturale, cioè nel 2013.

L’Albania sta cercando da diversi anni di soddisfare gli standard necessari a entrare nell’Unione Europea. La strada sembra essere ancora lunga: la corruzione è dilagante quanto la disoccupazione e raramente le consultazioni elettorali soddisfano gli standard richiesti dalle istituzioni internazionali. L’anno scorso l’UE ha respinto la domanda di ingresso dell’Albania, consegnando alle autorità albanesi una lista in dodici punti di provvedimenti da approvare, soprattutto nel campo della lotta alla corruzione.

foto: GENT SHKULLAKU/AFP/Getty Images