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I piani di Hitler per distruggere New York

Lo Spiegel racconta i folli (e a volte comici) tentativi della Germania nazista di attaccare gli Stati Uniti

Georg John Dasch era il leader del quartetto approdato a Long Island, e fu principalmente sua la colpa del disastro. Dal sottomarino cercò di raggiungere la costa con un gommone, rischiando però di affogare. Venne trovato da John Cullen, un ventunenne della Guardia Costiera a cui raccontò di essere un pescatore. Vedendolo perplesso, Dasch minacciò il giovane e gli lasciò 260 dollari in cambio del suo silenzio. Ovviamente Cullen non rispettò la propria promessa e corse ad avvertire i colleghi che perlustrando la zona trovarono sepolte nella spiaggia quattro casse di esplosivi e delle uniformi tedesche.

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Intanto, però, i quattro erano riusciti a prendere un treno per New York. La missione durò però ancora pochissimo, perché Dasch, il leader, e un altro degli uomini decisero di consegnarsi immediatamente alle autorità. Dasch andò a Washington D.C. dove però incontrò una difficoltà che non si aspettava: nessuno gli credette, nonostante i suoi tentativi di mostrare loro le istruzioni della missione scritte con inchiostro trasparente. I poliziotti a cui si confessò lo presero per matto finché rovesciò sulla scrivania dell’ufficiale di polizia D.M. Ladd 84 mila dollari, che oggi equivarrebbero a 1,1 milioni di dollari. Il gesto convinse la polizia a prenderlo sul serio, e in un lungo interrogatorio Dasch confessò ogni singolo dettaglio dell’operazione. La polizia di Washington si mise quindi alla caccia degli altri sette, che nel frattempo non avevano comunque brillato per le loro doti di 007: uno di loro aveva abbandonato la missione a causa di un attacco di gonorrea, uno aveva raccontato tutto a un vecchio amico e un altro era andato a far visita al padre, chiedendogli di comprargli una Pontiac nera sportiva che, secondo le sue parole, gli serviva per viaggiare in giro per gli Stati Uniti per conto del governo tedesco. Dasch e Peter Burger — l’altro reo confesso — furono graziati dalla pena di morte dal presidente Franklin D. Roosevelt e vennero condannati a 30 anni di prigione. Gli altri sei vennero giustiziati sulla sedia elettrica l’8 agosto 1942.

Le armi miracolose
Il centro di ricerca militare di Peenemünde, un paese sull’isola di Usedom nel Mar Baltico, era specializzato nello sviluppare armi sperimentali, le cosiddette “armi miracolose”. È il centro di Peenemünde che sviluppò i V-2, il precursore dei missili balistici. Quando la guerra si mise male per la Germania le speranze ricaddero quindi sul centro, che sperava di sviluppare in tempo il “missile America”, l’A-9/A-10, un razzo di 25 metri e 100 tonnellate che sarebbe dovuto salire in cielo per 24 chilometri prima di iniziare a planare verso gli Stati Uniti. Un altro gruppo di ricerca, parallelamente, disegnò il missile in maniera che un uomo potesse guidarlo in una missione suicida verso l’obiettivo, una missione che trovò molti potenziali volontari. Un altro piano fu quello di avvicinarsi alle coste degli Stati Uniti con sottomarini trainanti missili V-2. La direzione del missile sarebbe stata stabilita riempiendo più o meno d’acqua il sottomarino, un’operazione non agilissima, considerando i 12 metri di lunghezza del V-2.

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