«Sono preoccupato per il PD»

Sette cose dette da Veltroni poco fa a RepubblicaTV, tra un "ma anche" e l'altro

Aggiornamento: l’ANSA ha diffuso alcune anticipazioni sul documento.

PD: DOCUMENTO VELTRONI, È SENZA BUSSOLA,NUOVO MOVIMENTO
ROMA, 16 SET – Il documento (la cui versione definitiva sarà redatta domani), lungo sei pagine, parte dalla «crisi strategica del centrodestra» che è «giunta ad un punto di non ritorno», perchè ha dimostrato «di non assicurare la capacità di governo». Eppure, «l’Italia ha più che mai bisogno di riforme, coraggiose e profonde», in particolare per aggiustare la Finanza pubblica, recuperare la produttività e superare «la crescente disuguaglianza». A queste riforme il testo dedica diversi paragrafi. Tuttavia il testo non cede al pessimismo: «il ritardo accumulato è enorme, ma esistono le risorse per farcela», e quindi «una coerente strategia riformista può contare su rilevanti forze sociali». Il Pd non dovrà puntare alla difesa degli interessi, bensì ad «una alleanza tra chi ha bisogno di cambiamento, ma da solo non può realizzarlo». «L’Italia aspetta – si legge nella bozza del testo – una proposta politica all’altezza della sfida storica dinanzi alla quale si trova», e il Pd è nato proprio «con l’ambizione di rappresentare questa proposta adeguata». Ma la sfida per il governo va posta «su un terreno di affidabilità e innovazione». Ora la crisi del berlusconismo rende «più realistica e praticabile» la proposta del Pd, a condizione di volersi «rinnovare in profondità», e di «saper uscire dal nostro recinto dei consensi tradizionali, per aprirsi alla ricerca di nuovi apporti». Insomma è il momento di «proposte coraggiose ed aperte». Tali non solo sia «l’ipotesi neo frontista», cioè quella «che punta a raccogliere lo schieramento quantitativamente più vasto, talmente vasto da avere in comune solo l’avversario», sia ‘l’ipotesi neo centrista: il «confuso dibattito interno« su queste due ipotesi, fatto di «continue svolte e controsvolte«, «offre l’immagine di un partito senza bussola strategica«. Il Pd invece «deve darsi una strategia di allargamento dei propri consensi, che faccia leva su un programma riformista, su un progetto innovativo per il Paese e su una classe dirigente fortemente rinnovata, attingendo a forze che non siano solo quelle della politica tradizionale». Questo significa «vocazione maggioritaria», e innovazione della sua cultura politica che «’non può risolversi nella tardiva adesione alla socialdemocrazia», ma nel «valorizzare appieno il pluralismo delle storie confluite» nel Pd. E naturalmente l’innovazione dovrà riguardare il programma «che deve assumere con coraggio l’obiettivo di battere tutti i conservatorismi, compresi quelli tradizionali del centrosinistra». A livello istituzionale, poi, questo significa sostenere un sistema elettorale «di impianto maggioritario fondato su collegi uninominali». «Il superamento della crisi del Pd e il rilancio del suo progetto di innovazione e riformismo» non richiede il dar vita «ad una corrente, e cioè uno strumento chiuso nella logica della lotta interna». No, conclude il documento, serve «un Movimento che si proponga il rafforzamento del consenso al Pd e del suo pluralismo, coinvolgendo forze interne ed esterne al partito, tornando ad appassionare energie che si sono allontanate» e che «la crisi politica e culturale del centrodestra ha rimesso in moto».

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Rimettere la barca nella giusta direzione
«Fare un documento non è spaccare, dividere. Contarsi non vuol dire per forza dividersi. La cosa peggiore, in un momento di difficoltà, è nascondere la testa sotto la sabbia. E quando uscirà il documento si vedrà che io non metto in discussione Bersani. Se si discute non si litiga, si discute. Il berlusconismo ha lasciato il Paese in ginocchio e c’è l’ansia per un Paese che vedo sforire, ma anche per un progetto che vedo svanire. Se ci si unisce in una barca che fa acqua da tutte le parti, questo non ha senso. Piuttosto bisogna rimettere la barca nella giusta direzione»

Nessuna scissione
«Quello che faccio e farò è nel Pd e per il Pd, non ci sono disegni e giochini ma il valore al quale ho consacrato una vita, l’unità, la si costruisce insieme e dicendo la verità. I sondaggi danno il Pd al 24,6 e io sono preoccupato ed è proprio per combattere Berlusconi che dico la mia nel Pd e per il Pd»

Governo di transizione
«L’agonia del berlusconismo rischia di essere lunghissima ma, quando il governo cadrà, chi lo dice che devono esserci le elezioni anticipate? Io penso che attorno a tre punti (emergenza sociale, criminalità e legge elettorale) si possono creare le condizioni per una maggioranza e tutte le forze responsabili devono lavorare a questo per far decantare le situazione, serve al paese e poi andare al voto».

Sistema elettorale
«Un sistema elettorale che consenta alle forze politiche di poter decidere come organizzarsi dopo il voto, «per come stanno i partiti oggi sarebbe garanzia di instabilità. Il governo lo devono scegliere i cittadini» e i cittadini devono poter «scegliere i rappresentanti ma non con le preferenze che sono il treno su cui passa la mafia, ma con collegi uninominali». Detto questo, Veltroni osserva: «Questi due principi si possono tradurre in molti sistemi. Io sono per il doppio turno alla fancese, si può fare anche il tedesco ma con una soglia del 5%: non il sistema tedesco alla amatriciana di cui ho sentito parlare…».

La leadership del centrosinistra
«Il Pd potrebbe trovare fuori da sè una leadership che possa federare» le forze riformiste. «Un po’ la funzione che ebbe Prodi nel ’96. Non escluderei che si possa pensare a qualche personalità esterna, che possa trasmettere questa idea che il centro non è il gioco tra i partiti ma il programma per l’Italia»

I Giovani turchi
«Nei giorni scorsi, e anche questa estate, sono uscite dichiarazioni e io sono stato zitto. C’è stato anche un documento di 4 dirigenti con una quantità di contumelie…Non capisco ma mi adeguo»

D’Alema e me
«Con D’Alema abbiamo differenze di non poco conto, ma D’Alema è un uomo politico intelligente e l’altra sera, al coordinamento, ha mostrato di capire come stanno lo cose. Diciamocelo chiaramente: fin qui la strategia del Pd si è basata sull’alleanza con l’Udc ma l’irrompere del partito di Fini ha cambiato il quadro». Con Gianfranco Fini, che «in modo onesto si dichiara di destra», il Pd non può stare. «Noi siamo altro, non possiamo allearci con Fini perchè siamo altro. Altrimenti, l’alleanza in cui il Pd rinuncia di parlare al paese, è minoritaria».