I 15 gangster movie preferiti da Scorsese

Li ha elencati per Daily Beast: contano solo i film fino agli anni Settanta, quelli che lo hanno influenzato

Il 19 settembre andrà in onda l’attesissima prima puntata di Boardwalk Empire (di cui abbiamo già parlato nella nostra guida alle nuove serie tv americane), la serie televisiva ambientata negli Stati Uniti durante gli anni del proibizionismo scritta da Terence Winter, l’autore dei Soprano, e girata nientemeno che da Martin Scorsese, uno dei più grandi narratori dell’America violenta e sporca: non servirebbe citarli ma, per rimanere sui classici, come curriculum dovrebbero bastare Taxi driver, Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e Casinò.

Come antipasto a Boardwalk Empire, Scorsese ha elencato per Daily Beast i suoi quindici gangster movie preferiti (corredandoli con una breve frase di descrizione), considerando quelli fino agli anni Settanta, ovvero i film che lo hanno maggiormente influenzato. Non sembra esserci occasione migliore per scoprire o riscoprire grandi film del genere.

Questi film mi hanno emozionato, provocato, e in un modo o nell’altro avevano in mano la verità. Mi sono fermato agli anni Settanta perché qui stiamo parlando di film che mi hanno influenzato, in un periodo in cui, iniziando a girare i miei primi lavori, guardavo i film in un modo diverso. Ci sono molti gangster movie che ammiro degli ultimi quarant’anni — Sadismo, la saga del Padrino, C’era una volta in America di Sergio Leone, Quel lungo venerdì santo, Sexy beast, i film di Hong Kong di John Woo. Questi film li ho visti quando ero giovane, aperto, impressionabile.

Nemico Pubblico (1931)

Brutalità dura e scioccante; l’energia di Cagney nel suo primo film da protagonista; l’uso vincente della musica pop (la canzone I’m forever blowing bubbles) — questo film ha indicato la strada a tutti noi.

Scarface (1932)

Questo film di [Howard] Hawks è così fluido, veloce, così divertente e così meravigliosamente espressionista. La sua audacia è impressionante. È stato finito nel 1930, ma era così violento che è stato bloccato dalla censura.

Blood Money (1933)

Rowland Brown, una figura spesso dimenticata, nei primi anni Trenta ha fatto tre film duri e satirici, ognuno in grado di raccontare la politica, la corruzione e i legami tra polizia e criminali. Questo è il mio preferito. Il finale è indimenticabile.

I ruggenti anni Venti (1939)

Nel 1939, il classico di Raoul Walsh e Mark Hellinger è stato visto come un commiato al genere gangster, che sembrava aver fatto il suo corso. Ma è più di quello. Molto di più. Va avanti come un diario della vita di un tipico gangster del periodo, e copre così tanti campi, dai campi di battaglia francesi alle sale dei nightclub, le barche che portavano gli alcolici, le conseguenze del proibizionismo, l’ascesa e la caduta della generazione di gangster degli anni Venti, che riesce a diventare epico — è stato il modello di Quei bravi ragazzi e Casinò. E anche lui ha uno dei migliori finali di sempre.

Le forze del male (1948)

John Garfield è l’avvocato della mafia, Thomas Gomez suo fratello, un contabile leale con i suoi clienti e i suoi capi. Il conflitto è semplicissimo — soldi contro famiglia — e il rapporto tra i due fratelli va a pezzi. L’unico film di gangster in versi sciolti, da Abraham Polonsky. Su di me ha avuto lo stesso impatto di film come Quarto potere o Fronte del porto.

La furia umana (1949)

Cagney e Walsh “mordono” questo film su un gangster psicopatico con una fissazione per la madre come se avessero appena finito uno sciopero della fame. Hanno volontariamente ricercato la stessa pazzia di Cody Jarrett, il capo di una gang psicopatico con il complesso della madre. Il livello di ferocia e l’energia tolgono il fiato, e tutto porta a una scena dove Cagney impazzisce in sala da pranzo… che non smette mai di sorprendermi.

I trafficanti della notte (1950)

Disperazione e nessuna regola. Abbiamo amato e ammirato tutti Richard Widmark nel suo primo film Il bacio della morte, ma la sua interpretazione di Harry Fabian ci segnerà per sempre. Come fa tutto il resto di questo film drizzacapelli ambientato nella Londra del dopoguerra, il primo di Jules Dassin dopo essere scampata alla lista nera.

Grisbì (1954)

Jacques Becker, che prima lavorava come assistente di Jean Renoir, ha fatto questo film con Jean Gabin, su un anziano boss della mafia obbligato a ritirarsi per salvare il suo vecchio partner. Lo stile è elegante e pacato, e la sensazione di morte e decadimento estremamente potente.

La città del vizio (1955)

Un film per nulla sentimentale di Phil Karlson, che segue da vicino la storia veria delle corruzioni, delle intimidazioni, del razzismo e della tremenda brutalità della una volta celebre Phenix City, in Alabama. È stato girato lì… in dieci giorni! Veloce, furioso, risoluto.

Tempo di furore (1955)

Un bellissimo film, girato a colori e in CinemaScope, diretto e recitato da Jack Webb che interpreta un trombettista degli anni Venti, la cui vita professionale viene sconvolta da un gangster di Kansas City (Edmund O’Brien). Questo genere di cose succedevano continuamente nelle orchestre jazz in quegli anni e dopo, durante l’era del doo-wop. È anche al centro di Amami o lasciami, un altro musical duro girato lo stesso anno.

Murder by Contract (1958)

Un film molto insolito, economico, semplice, girato con pochi soldi da Irving Lerner — una lezione di cinema. Racconta il punto di vista di un assassino mercenario (Vince Edwards). Mentre facevo Taxi driver avevo chiarissime in mente le scene in cui lui è da solo nella stanza e si sta preparando per un colpo, e abbiamo studiato la chitarra ossessiva della sua colonna sonora e il suo ruolo nel film mentre io e Howard Shore lavoravamo alle musiche di The Departed. Per me, un’ispirazione.

Al Capone (1959)

Un film tagliente e a basso budget di Richard Wilson, uno dei più stretti collaboratori di Orson Welles, che merita di essere più famoso. Rod Steiger è brillante nella parte di Al Capone — affascinante, maleducato, brutale, amizioso. Non c’è traccia di sentimentalismi. Wilson ha girato un altro grande film del genere, Pay or die, sulla Mano Nera a Little Italy ambientato all’inizio del secolo.

Lo spione (1962)

Il maestro francese Jean-Pierre Melville, uno studioso del cinema americano, ha fatto una serie di grandissimi film gangster, estremamente eleganti, complessi e artigianali, nei quali i criminali e i poliziotti sono legati a un codice d’onore come i cavalieri ai tempi della cavalleria. Questo è uno dei migliori, e potrebbe essere il mio preferito.

Mafioso (1962)

Un uomo nato al sud e trasferitosi al nord a vivere con moglie e famiglia (il grande Alberto Sordi) torna nella sua casa natìa in Sicilia e, poco a poco, viene risucchiato dai vecchi legami di sangue e gli obblighi che comportano. Inizia come una commedia, ma gradualmente diventa sempre più cupa, sempre più cupa… finché alla fine ci si ritrova con le risate strozzate in gola. Uno dei migliori film mai girati sulla Sicilia.

Senza un attimo di tregua (1967)

Questo è stato uno dei primi film che ha davvero preso le innovazioni della Nouvelle Vague francese — il montaggio duro, i flash-forward, l’astrazione — e le ha applicato al genere poliziesco. Lee Marvin è Walker, un uomo che vuole vendicarsi con il suo vecchio partner e la sua ex moglie. Come Burt Lancaster nel film del 1948 Le vie della città, un altro dei miei preferiti, una volta fuori di prigione non può riprendersi i suoi soldi ed entra in una nuova organizzazione criminale. Il film di John Boorman ha rinnovato il genere gangster su una lunghezza d’onda allora moderna. Ci ha fatto capire quanto potesse ancora essere vivo grazie all’energia di una nuova era.