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  • Domenica 29 agosto 2010

Canada, il candidato professore alla prova barbecue

Michael Ignatieff è il leader dell'opposizione canadese, ma non è abituato a fare politica: così ha iniziato un tour in giro per il Paese per imparare a relazionarsi con la gente, e perfino a ballare

L’Economist racconta del particolare addestramento a cui è stato sottoposto nelle scorse settimane Michael Ignatieff, leader dei liberali canadesi, che sono il principale partito di opposizione all’attuale governo conservatore del premier Stephen Harper. Ignatieff è più un intellettuale che un politico, ha scritto diversi libri di storia ed è uno dei pensatori più noti fra i propugnatori dell’universalità dei diritti umani, e per questa ragione conosce poco i tradizionali meccanismi di raccolta del consenso a cui ogni candidato deve sottostare: appare distante e impacciato, dice cose sconvenienti che gli vengono poi imputate dai propri avversari, e in genere scrive meglio di come si esprima in pubblico. Come dice l’Economist, si trova più a proprio agio con “broccoli and bucatini”.

Perciò nell’ultimo mese e mezzo il suo partito l’ha portato in giro per il Paese, fra feste popolari e barbecue, per fargli imparare a stare a contatto con la gente e a rapportarsi all’elettorato. Fra carni alla brace, lunghissime serie di strette di mano, discorsi improvvisati e addirittura qualche danza, Ignatieff sembra avere mostrato un miglioramento nelle proprie doti relazionali – o essere diventato più scaltro? – e l’iniziativa è stata pubblicizzata e raccontata sul sito del partito come “senza filtri e senza copione”. Alcuni fra i più anziani membri del partito restano tuttavia scettici sulle qualità di Ignatieff quando messo sotto pressione, e temono che nelle fasi più calde della campagna elettorale possa incorrere in qualche gaffe.

La prossima tornata elettorale è prevista per il 2012 ma è possibile che l’attuale primo ministro decida di andare a elezioni anticipate qualora l’opinione pubblica spingesse in questa direzione. In questi due anni Harper ha guidato un governo di minoranza, ma è riuscito a mantenere solida la propria gestione, a scapito delle contrarie previsioni iniziali, riuscendo anche a far passare il Canada sostanzialmente indenne alla crisi economica. A capo dell’opposizione ci sono i Liberali, di cui Ignatieff è stato nominato leader poco più di un anno fa. La sua è stata una carriera politica lampo cominciata solo sei anni fa, quando tre importanti personalità del partito andarono a Harvard – dove il Ignatieff insegnava – per convincerlo a tornare in Canada e occuparsi di politica. Nel 2006 fu eletto alla Camera, e si candidò alla guida del partito. Sconfitto da Stéphane Dione, ma scelto come vicesegretario, ci riprovò nel 2008 dopo la sconfitta dei Liberali nelle elezioni di quell’anno, e a marzo del 2009 fu eletto leader per la rinuncia in suo favore di tutti gli altri candidati.

I Liberali sono un partito di stampo progressista – viene perciò spesso definito di centrosinistra – che però ha alla propria sinistra altre tre formazioni, fra cui il blocco indipendentista del Québéc. Per quanto il sistema politico canadese sia complesso – la regina Elisabetta II del Regno Unito rappresenta un ramo del parlamento, ed è l’attuale monarca in carica – e i compiti assegnati alle due camere siano di diversa natura, è corretto affermare che i partiti di opposizione avrebbero i numeri per costituire una maggioranza, se solo si mettessero d’accordo.

In questo periodo i conservatori sono in calo di consensi, e sebbene i Liberali siano ancora dietro nei sondaggi, al partito di Ignatieff potrebbe essere sufficiente recuperare soltanto alcuni dei 26 seggi persi nelle elezioni del 2008 per avere le possibilità di formare una coalizione assieme a uno degli altri tre partiti di sinistra – nel caso si andasse a elezioni anticipate. In tal caso la situazione si differenzierebbe da quella di oggi perché potrebbe non occorrere un accordo con ognuna delle forze di opposizione, oltre che per il probabile buon risultato dei verdi, attualmente fuori dal parlamento, che gli attuali sondaggi attestano attorno al dieci percento.