La storia della Fanta

Per ragioni storiche e di marketing negli USA ha pochissimo successo

Se dovessero votare la barzelletta più demenziale che c’è, quella di Dio che spedisce in Africa un animale senza nome vincerebbe a mani basse. L’animale, naturalmente, deve ottenere il suo nome pronunciando le sue prime parole. Avendo sete, si ferma a un bar in cui vendono soltanto Coca Cola ed esclama: «e le Fante?».

Non è per questo, però, che l’aranciata più conosciuta al mondo ha un tale successo nel continente africano. Lo racconta Slate: le elezioni di mercoledì in Kenya si sono finalmente svolte in maniera pacifica, e questo ha permesso ai venditori ambulanti di fare ottimi affari vendendo bottiglie di Fanta agli elettori in fila per votare. In genere, in tutta l’Africa, la Fanta è vendutissima, e fra le bevande è seconda soltanto alla Coca Cola.

In realtà anche in Europa e America Latina la Fanta piace molto, soltanto negli USA – dove occupa soltanto l’ottavo posto fra le bevande più vendute – non ha il successo che riscuote altrove. Questa discrepanza ha origini sia storiche che di marketing: in Europa la Fanta fu prodotta a partire dal 1955, mentre negli Stati Uniti la commercializzazione fu più tardiva per la preoccupazione che l’aranciata potesse intaccare la posizione dominante nel mercato della Coca Cola. A metà degli anni ’80 ne fu addirittura interrotta la produzione su scala nazionale, lasciandola in commercio soltanto nelle zone con una maggiore presenza di immigrati più abituati a berla nei Paesi d’origine. Soltanto nel 2001 fu reintrodotta in tutti gli Stati della Federazione.

In realtà i primi a usare il nome Fanta furono addirittura i nazisti. Con l’ingresso degli Stati Uniti nella II Guerra Mondiale, le importazioni di Coca Cola in Germania furono interrotte. Max Keith, capo dell’azienda in Germania ed entusiasta nazista, provò a inventare un’alternativa da sottoporre al mercato tedesco. Convogliò in una sola bevanda tutti gli ingredienti che poteva recuperare – dai resti del sidro di mela, agli scarti della produzione del formaggio, alla frutta che poteva reperire in Italia – e scelse Fanta come nome, “fantasia” in tedesco. Anche con l’aggiunta di ingenti quantità di zucchero la bevanda non doveva avere un sapore molto simile a quello di oggi, visto che ben presto, durante le fasi peggiori della guerra, si cominciò a usarla come zuppa.

Quando, dopo la guerra, il distaccamento tedesco si riunì con la casa madre, questa ne dismise la produzione. Passarono dieci anni e la Pepsi, storica competitrice della Coca Cola, cominciò a introdurre sul mercato internazionale diverse bevande alternative. Come risposta la Coca Cola rispolverò il marchio Fanta e ne fece una bibita a base di arance, quella che tutti conosciamo – almeno al di fuori dagli Stati Uniti.