Il precedente di Pertini

È stato rispolverato dal PdL per chiedere le dimissioni del presidente della Camera, ma senza dire che allora vennero rifiutate

La nascita di Futuro e Libertà per l’Italia, il nuovo gruppo parlamentare dei finiani, ha sancito la scissione all’interno del PdL e per numerosi berlusconiani la fine del ruolo di garanzia istituzionale di Fini. Negli ultimi giorni molti esponenti del Popolo della Libertà, come Sandro Bondi e Maurizio Lupi, hanno suggerito a Gianfranco Fini di seguire in particolare l’esempio di Sandro Pertini e offrire le proprie dimissioni da Presidente della Camera.

L’episodio cui fanno riferimento i membri del PdL risale al luglio del 1969. Sandro Pertini era stato eletto alla Presidenza della Camera l’anno precedente al primo scrutinio con 364 voti e il sostegno del Partito Socialista Unificato (PSU), che dal ’66 aveva associato PSI e PSDI. In seguito agli scarsi risultati elettorali e ad alcune divisioni interne il 5 luglio la componente socialista e quella socialdemocratica decisero di nuovo strade autonome.

Il fallimento del PSU indusse Sandro Pertini a presentare le proprie dimissioni alla Camera, con un messaggio rispolverato in questi giorni dagli esponenti del Popolo della Libertà che vogliono le dimissioni di Gianfranco Fini. «Onorevoli colleghi – disse Pertini alla Camera – la situazione di un anno fa, quando voi mi faceste l’onore di eleggermi vostro Presidente, è oggi mutata. Correttezza vuole ch’io metta a vostra disposizione il mandato da voi affidatomi».

La Camera apprezzò la correttezza del gesto di Pertini, ma rifiutò le sue dimissioni, consentendo così al futuro presidente della Repubblica di mantenere l’incarico. Giulio Andreotti si espresse immediatamente a favore del mantenimento della carica da parte di Pertini, e ricordò come la spaccatura all’interno del partito socialista non alterasse «minimamente i rapporti tra la Camera e la persona del suo presidente».

Secondo Luciano Violante (PD), intervistato oggi da Repubblica, il paragone tra la vicenda di Sandro Pertini e gli ultimi fatti di cronaca politica legati a Gianfranco Fini non regge:

«Quelle dimissioni avevano alle spalle un processo di scomposizione consensuale dei socialisti. Qui invece la maggioranza di un partito ha messo alla porta la minoranza, questo è il succo. I ruoli super partes non possono decadere per una scelta della maggioranza parlamentare, non sono nelle mani di chi ha vinto le elezioni».