Inception, la materia di cui sono fatti i sogni

Tutti i giornali americani parlano del film del regista di Memento e il Cavaliere Oscuro, uscito ieri

Improvvisamente, il film di cui parlano tutti i giornali americani è Inception. Il regista è Christopher Nolan, quello di Memento prima e degli ultimi due Batman poi. La storia, un thriller fantascientifico, ha per protagonista Dom Cobb (Leonardo DiCaprio), un uomo che per vivere fa un lavoro assai particolare: con un mix di droghe, cavi e altra tecnologia alla Matrix, riesce a entrare nella mente delle persone e ad estrapolarne pensieri e informazioni. Cobb viene assunto da un imprenditore (Ken Watanabe) che gli dà un compito diverso dal solito: non estrarre ma immettere un pensiero nella testa del suo rivale d’affari (Cillian Murphy), per riuscire a batterlo in una lotta tra multinazionali del campo dell’energia. Cobb mette insieme il suo team, tra cui un “architetto della mente” (Ellen Page, la ragazzina di Juno), ed entra nel subconscio dell’uomo, modulandolo. La colonna sonora è composta dal tedesco Hans Zimmer insieme all’ex chitarrista degli Smiths Johnny Marr (qua un estratto dal loro live alla premiere del film).

Nolan ha detto di aver iniziato a scrivere la sceneggiatura di Inception dieci anni fa. Roger Ebert, uno dei critici cinematografici americani più stimati, ha scritto sul Chicago Sun Times che la trama è così complessa che non c’è alcun rischio di spoiler: senza sapere cosa c’è in mezzo, anche se qualcuno vi dicesse la fine non riuscirebbe a rovinarvi il film. Lo spettatore, raccontano le recensioni, si lascia trasportare spaesato dalla storia, in cui le coordinate spaziotemporali saltano, e non è mai ben chiaro dove e quando ci si trovi. Spariscono il “prima” e il “dopo”, in favore di un unico “ora”, in quello che non sembra però essere un semplice esercizio stilistico e ancor meno un film alla “era tutto un sogno”. Per quanto, come sottolinea il titolo della recensione di Ebert, Sogni su sogni dentro sogni, l’aspetto onirico è il nucleo fondamentale di Inception.

Newsweek scrive dell’importanza che il film pone nella ricerca in se stessi e non all’infuori di sé. In questi anni, la maggior parte dei prodotti mainstream hanno raccontato storie di viaggi verso luoghi fittizi in cui poter imparare qualcosa di noi. Due esempi su tutti: Pandora, il pianeta di Avatar, e l’isola di Lost. (Il primo usato per veicolare un’opinione politica, la seconda per discutere di morale e filosofia, per quanto spicciola). È invece importante, scrive Caryn James su Newsweek, come Nolan abbia analizzato il subconscio dell’uomo, reinventando il modo che il cinema ha di vedere i sogni, di solito usati per spiegare quel che avviene nella trama principale. Il New York Times scrive una delle pochissime recensioni tiepide che ha ricevuto Inception, analizzando gli stessi punti di Newsweek ma arrivando a una conclusione diversa: secondo A. O. Scott il film è freddo, la visione di Nolan troppo piatta e schematica: il film è un giocattolo affascinante, che però si dimentica in fretta.

Time, con un’opinione a metà strada tra i due giornali citati, scrive che

Inception è come il più duro ed esaltante esame finale – o il suo sogno – nel quale ti ritrovi improvvisamente in aula e realizzi di non essere preparato per la grande prova. È un film per il quale vorresti aver studiato. Potrebbe essere anche un videogioco, eccetto per il fatto che non sei tu che giochi lui, ma è lui che gioca te.

Se il Washington Post arriva a scrivere un articolo sui “Critici che hanno osato parlar male di Inception“, per il film è sicuramente un buon segnale. Il Washington Post lo promuove infatti con tre stelle e mezza su quattro, suggerendo di non mettersi subito a cercare di risolvere e comprendere il complesso mondo del film, ma lasciarselo prima scivolare sopra, godendoselo, e tenendosi tutti i ragionamenti e le interpretazioni per i giorni successivi.

Audace e intraprendente, Inception dà quella completa evasione dalla realtà a cui gli amanti del cinema aspirano. Ma è soprattutto l’aspetto umano della storia — lasciar perdere, dimenticare e andare avanti — a fare di Inception un film su cui vale la pena sforzarsi di ragionare.

Ancor più entusiasta lo Huffington Post, che definisce nettamente il film “un trionfo”.

Come i sogni che esamina, il film offre diversi piani di lettura differenti, lasciando agli spettatori la libertà di scegliere quanto approfondire. Inception dimostra ancora una volta l’abilità unica di Nolan di mescolare sequenze di azione assurde a punti di vista psicologicamente provocativi, facendoti uscire dal cinema riflettendo tanto su Kant e Kierkegaard quanto sulle gesta di DiCaprio con la pistola.

Il Guardian, quotidiano inglese che ha seguito la première americana, si è addirittura lanciato in un paragone tra Nolan e Stanley Kubrick. Sintomo del bisogno di trovare a Hollywood un nuovo grande regista, qualcuno che sappia girare capolavori in grado di piacere al “grande pubblico”. Dopo i maestri del passato come (i tre primi nomi che saltano in mente) Hitchcock, Kubrick e Scorsese, negli ultimi vent’anni sono pochissimi quelli che sono riusciti a coniugare l’altissima qualità ai grandi incassi: Quentin Tarantino, i fratelli Coen — aiutati dall’Oscar a Non è un paese per vecchi — e in un modo diverso la Pixar, forse il vero  regista di punta dell’ultima Hollywood. In questi giorni, leggendo le recensioni a Inception, sembra che la critica americana stia puntando tutto su Christopher Nolan.
https://www.youtube.com/watch?v=xitHF0IPJSQ
Il film uscirà in Italia il 24 settembre. Se non sapete come gestire l’attesa, potete fare un salto sul sito che ha accompagnato la campagna virale del film, Mind Crime, o leggervi questo fumetto, 19 tavole di prologo messe online da Yahoo.