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  • Lunedì 12 luglio 2010

Le dieci cose che rimarranno di questi mondiali

Avvertenza: nessun polpo è presente in questo articolo

10. Lo Jabulani
Il pallone scelto per i mondiali viene criticato puntualmente a ogni manifestazione ma in Sudafrica abbiamo avuto per la prima volta l’impressione che le critiche avessero un qualche fondamento. Per il video avevamo l’imbarazzo della scelta, tra le papere dei portieri (effettivamente molte, tra errori gravi e piccole insicurezze nella presa) e tiri dalla distanza che prendono improvvisamente traiettorie strane, di solito a pochi metri dalla porta. Abbiamo optato per il gol dell’uruguagio Forlan contro l’Olanda: senza nulla togliere al giocatore, eletto a sopresa — e meritatamente — miglior giocatore del mondiale, la svolta a destra che prende lo Jabulani dell’Adidas a due metri dal portiere è decisamente strana.

9. Il disastro italiano
Come passare in quattro anni dalla vittoria alla peggiore delle eliminazioni: due pareggi e una sconfitta con avversari di modesto valore, mai un minuto in vantaggio, in totale due punti nelle tre partite del girone e, come contorno, l’antipatia diffusa tipica della gestione Lippi. Noi abbiamo già espresso il nostro parere sulla vicenda — quasi sollevati dall’eliminazione, che ha in qualche modo interrotto le pene — ora bisognerà vedere come reagiranno la federazione – Abete si dimette o no? – e il calcio italiano in generale. Prandelli è forse la migliore scelta possibile ma un nuovo allenatore non basterà a ripartire daccapo. Se volete farvi del male riguardando la conferenza stampa di Marcello Lippi successiva all’eliminazione, eccovi serviti.
https://www.youtube.com/watch?v=_92C6Ru-HoQ
8. Maradona
Quando è uscita la Nazionale, buona parte degli italiani si è ritrovata spontaneamente a tifare Argentina. Motivo: Diego Armando Maradona, l’allenatore. I vecchi detrattori sono rimasti detrattori, ma in molti — noi compresi — gli hanno rinnovato affetto e simpatia, vedendolo agitarsi in panchina col vestito da matrimonio. Questo è anche il mondiale di Maradona che bacia ogni singolo giocatore all’entrata e all’uscita dal campo, che fa complicatissimi e cervellotici riti scaramantici prima delle partite, che suona la vuvuzela, che fuma il sigaro mentre si allena con la squadra, e si intrattiene calciando punizioni all’incrocio dei pali, come una volta. Come empatia con i giocatori non ha pari, come acume tattico ha evidentemente molto ancora da imparare. Noi speriamo comunque di rivederlo tra quattro anni, in Brasile. Gli argentini chissà.
https://www.youtube.com/watch?v=ESBR5DLs5ac

7. Tshabalala!
Una delle cosa che non rimarranno di questi mondiali sono i gol. Certo, di belli ce ne sono stati, ma tutti abbiamo avuto la sensazione che non fosse come al solito: meno punizioni millimetriche all’incrocio, meno dribbling e azioni in solitaria, meno organiche e coerenti azioni di squadra; di solito ai mondiali succede di tutto, questa volta no. Molti gol fortuiti, gollonzi: rimpalli fortunosi, errori dei portieri e dei difensori, in generale gran confusione. Tra le eccezioni abbiamo deciso di ricordare il primo gol della manifestazione. Perché è il primo, perché è della squadra ospitante, il Sudafrica, e ovviamente perché è bellissimo — potente, elegante, preciso. E guardate i festeggiamenti in questo bar di Soweto.
https://www.youtube.com/watch?v=EfETqhMz30g
6. L’ammutinamento francese
La Francia è riuscita nel miracolo di far passare in secondo piano l’eliminazione disastrosa dell’Italia. Perché per i francesi l’eliminazione è diventata quasi immediatamente un problema secondario, una formalità da sbrigare mentre erano impegnati a fare a pezzi l’immagine di una squadra e di una federazione calcistica. Il pessimo polso dell’allenatore Domenech non è cosa nuova — anche ai mondiali del 2006 si diceva che a guidare la squadra fossero i senatori, Zidane e compagnia — ma quest’anno l’anarchia interna a squadra e staff ha superato ogni limite. Anelka cacciato dal mondiale per aver insultato Domenech, Domenech che si rifiuta di dare la mano all’allenatore del Sudafrica, litigi continui e talvolta di fronte alle telecamere — come quello tra Evra e il preparatore atletico, sotto. Tutto questo si è rispecchiato perfettamente con il comportamento della squadra in campo, dove ogni calciatore sembrava improvvisare e giocare per conto suo.
https://www.youtube.com/watch?v=MtAsNB59Y78
5. Nelson Mandela
Forse emotivamente il momento più forte di questo mese. Di certo quello veramente globale, che ha commosso tutti gli spettatori a prescindere dalla loro nazionalità. Novantadue anni, simbolo della lotta contro l’Apartheid, Nelson Mandela ha presenziato alla cerimonia di chiusura dei mondiali facendo un giro di campo che speravamo non finisse mai. Il presidente della FIFA, Joseph Blatter, ha raccontato ieri che nel maggio del 2004, quando l’organizzazione dei mondiali venne assegnata al Sudafrica, Mandela disse: “Il sogno si è realizzato”. L’ultimo di una lunga serie.
https://www.youtube.com/watch?v=UjhzkZQ3cdw
4. La parata di Suarez
Ghana contro Uruguay. Quarti di finale, ultimo minuto dei supplementari, mischia in area, Adiyah colpisce di testa, segna e porta il Ghana in semifinale, la prima nella storia delle squadre africane. Se questo episodio non è tra i dieci che ricorderemo è solo perché Luis Suarez, attaccante dell’Uruguay, ha fermato con le mani il pallone di Adijah: sulla linea di porta, volontariamente. Rigore, Suarez espulso e squalificato per la partita successiva. Il rigore lo batte Gyan, che sbaglia. La partita poi la vince l’Uruguay. Noi ci siamo chiesti se fosse più importante questo o il fallo di mano di Maradona dell’86, e in molti hanno discusso sull’antisportività o meno del gesto.
https://www.youtube.com/watch?v=KcQkwxEGRYc

3. Vuvuzela
Non c’è da molto da aggiungere. Lo strumento ufficiale del mondiale: l’abbiamo odiato all’istante, poi abbiamo imparato a volergli bene  — anche grazie alla montagna di siti, video, fotografie e giochi a cui ha dato vita — e infine, com’era prevedibile, ci siamo abituati alla sua presenza costante.

2. Il bacio di Casillas
È diventato immediatamente il simbolo della vittoria spagnola. Prime le lacrime (prima lievi, al gol di Iniesta, poi scroscianti, al fischio finale), poi questo bacio durante l’intervista con Sara Carbonero, la sua fidanzata, giornalista sportiva inviata in Sudafrica per Telecinco. Iker Casillas, il portiere della Spagna, prova a trattenersi, gli si rompe la voce, poi cede: questo è l’effetto che fa alzare al cielo la prima coppa del mondo della storia spagnola, alla fine di un mondiale meritato, due anni dopo un altro europeo altrettanto meritato. (Se siete invece per cose meno romantiche, guardatevi l’intervista di Carbonero al terzino spagnolo Capdevilla in ciabatte, birra e secchiello in testa).

1. Il gol fantasma dell’Inghilterra
La Germania ha sconfitto meritatamente per 4 a 1 l’Inghilterra agli ottavi di finale, ma è indubbio che, sul 2 a 1 per la Germania, convalidare questo gol nettissimo alla squadra di Capello avrebbe cambiato la partita. Quando un giorno, in qualche modo, la tecnologia arriverà sui campi di calcio, forse si ricondurrà tutto a questo primo episodio. Che ha portato per la prima volta Joseph Blatter — sempre reticente anche solo ad affrontare il discorso —  ad annunciare riunioni e progetti per discutere la questione, una volta per tutte.
https://www.youtube.com/watch?v=ox8DzROIZjc