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  • Domenica 23 maggio 2010

La tragedia di Detroit

Domenica scorsa dei poliziotti protagonisti di un reality show hanno ucciso per errore una bambina

The First 48 è un reality show americano in cui una troupe di A&E, la casa di produzione del programma, segue le prime quarantotto ore dell’investigazione della polizia su un caso d’omicidio. È un reality: la polizia ripresa è autentica, i casi e i ricercati pure. Se è ormai da ventun’anni — ovvero dalla messa in onda del primo episodio di Cops, il primo programma tv che ha documentato gli inseguimenti dei criminali — che questo genere di show genera critiche e polemiche, quel che è successo domenica porterà la discussione a un livello ulteriore.

Domenica, le telecamere di The First 48 stavano seguendo un gruppo di poliziotti di Detroit alla ricerca di un sospettato d’omicidio di 34 anni. Pensando di averlo individuato in una casa di un quartiere povero della città, gli SWAT hanno fatto irruzione nell’appartamento, aprendosi la strada con una granata stordente lanciata attraverso la finestra. Uno degli agenti ha poi sparato, però non ha colpito il ricercato ma Ayana Stanley-Jones, una bambina di sette anni che stava dormendo nel suo letto. Il colpo l’ha uccisa.

La famiglia della bambina ha denunciato il dipartimento di polizia di Detroit, e le immagini riprese dal cameraman del programma verranno molto probabilmente usate come prove in tribunale. Ma oltre all’operato dei poliziotti, come scrive il New York Times è l’intero mondo dei reality di questo genere ad essere sotto accusa. Sono infatti in molti a dare la colpa alla presenza delle telecamere per quanto successo domenica scorsa.

Brian Willingham, ufficiale di polizia e autore del libro “L’anima di un poliziotto nero”, è certo che la presenza della televisione complichi il lavoro degli agenti, già imprevedibile per natura. Laurie Ouellette, professoressa di comunicazione specializzata in reality show, è d’accordo:

“Ci sono prove che [quando ripresi da un reality] i poliziotti tendano ad andare in quartieri poveri e siano meno inclini a pattugliare zone in cui abitano bianchi. Cercano una drammacità particolare, vogliono riprese che portino ascolti. Come chiunque in American Idol e Survivor recita un ruolo, possiamo immaginare che anche i poliziotti recitino un ruolo basato su quello che hanno visto in una delle infinite rappresentazioni della polizia in televisione. Sarebbe poco realistico credere che loro non pensino a se stessi sulla base di quello che ci si aspetta da loro.

A tal proposito, l’uso della granata stordente per irrompere in casa è sembrato sospetto a molti. Thomas Loeb, un avvocato del Michigan specializzato in casi di negligenza della polizia, ha detto che esiste una correlazione tra i reality show e l’uso delle granate di quel genere, per l’effetto cinematografico che creano. Il loro impiego viene deciso caso per caso, ma raramente vengono usate nelle operazioni di ricerca di un uomo.

Il portavoce della A&E, Dan Silberam, ha rifiutato di commentare il caso. Ora si attende la visione delle immagini, anche per stabilire punti chiave su cui la polizia e la famiglia Jones dissentono. I genitori hanno sostenuto che il colpo che ha ucciso la bambina sarebbe stato sparato dal portico, e che il ricercato sarebbe poi stato arrestato a un altro numero civico del condominio. La polizia ha invece dichiarato che il colpo è stato sparato dopo che uno dei loro uomini era già entrato nell’appartamento; sul luogo dell’arresto dell’omicida non si è invece espressa, non confermando né negando che sia stato poi arrestato in un’altra casa.