“L’apertura della caccia alle streghe”

Flavia Perina: "Chi gioca con le evocazioni totalitarie dovrebbe stare attento"

Come si intuiva l’altroieri, la guerra del PdL che sembrava i suoi due protagonisti principali volessero far accortamente rientrare, continua negli scontri per bande e nelle singole aggressioni. Ieri Bocchino si è dimesso, dopo qualche giorno di tentennamenti (al Post aveva detto che lo avrebbe fatto solo se si fosse votato di nuovo il capogruppo), e ha accusato Berlusconi di averlo voluto censurare a Ballarò, smentendosi anche in quel caso.

Stamattina il Secolo è compatto e combattivo in difesa del compagno caduto:

Tutti sanno da tempo (anche se nelle dichiarazioni qualcuno si arrampica sugli specchi) che Italo era il primo della lista, la lista di quelli che la stampa chiama “i dissidenti”, i “non allineati”, gli “eretici”, e già questo elenco di definizioni riconducibili ai gulag, alla guerra fredda o alla santa inquisizione dà la misura del clima che si respira nel partito e dell’immagine che certe scelte diffondono.

Nel suo editoriale Flavia Perina è anche minacciosa:

Chi gioca con le evocazioni totalitarie dovrebbe però stare attento. Siamo nel 2010, e se mezzo secolo fa certi atti di arbitrio si potevano rimarginare con una certa facilità all’interno dei partiti e in una società nevrotizzata dalle paure della guerra fredda, oggi non è più così.

E ancora il Secolo si chiede chi sarà il prossimo a essere fatto fuori dal progetto del “PdL bis”, quello “leninista” e senza dessenso a cui starebbero lavorando Sandro Bondi e Michela Brambilla col supporto mediatico di Gianluigi Paragone.

«Il tempo dirà «se le dimissioni di Italo Bocchino segnano o no l’apertura della caccia alle streghe nel Pdl». Il deputato del Pdl Enzo Raisi, nel giorno delle dimissioni di Italo Bocchino da vicecapogruppo alla Camera, paventa l’effetto domino: «Essendo uno di quei tre che è stato indicato nella lista di prescrizione, come la definisco, posso solo dire che il primo è caduto, vediamo gli altri due, ossia Urso e io, quanto resistono…»

Ma mentre la serie delle “epurazioni” politiche potrebbe avere tempi più complessi e politici (il Riformista titola un editoriale “Aspettatevi diciotto mesi di casi Bocchino”), ci pensa il Giornale a mantenere il passo e la frequenza di quelle che Italo Bocchino ha definito “bastonature” quotidiane, e dopo le accuse alla “suocera” di Gianfranco Fini (al Giornale adorano insistere a virgolettarlo per sottolineare la relazione more uxorio) oggi la prima pagina di ricino tocca proprio a Bocchino, passando per la sua, di moglie, come si usa fare in questi casi (con minor enfasi il Giornale se ne era già occupato nei giorni scorsi).

I soldi Rai alla moglie di Bocchino
La consorte del finiano di ferro ha ottenuto un appalto da sei milioni di euro per produrre una fiction

Raisi, Urso, e gli altri pubblici esponenti della fronda finiana sono avvisati, dal Giornale.