Danni collaterali

Una delle questioni fondamentali per comprendere la bontà o meno dei metodi di Wikileaks è capire se esistano o meno danni collaterali della pubblicazione indiscriminata dei documenti riservati. Sull’argomento l’Atlantic ha scritto un pezzo molto interessante, incentrato sui presunti danni di un cable al processo di democratizzazione del paese.

Per i loro sostenitori, Wikileaks e Julian Assange sono eroi della causa democratica. Lo stesso Assange ha detto che la sua organizzazione promuove la democrazia rafforzando i media. Ma, in Zimbabwe, il nobile scopo di Assange ha dato a un tiranno le munizioni per danneggiare, se non uccidere, le speranze di una democrazia multipartitica. Qualche settimana fa, Assange ha affermato che “nessuno, nessuno di cui io sia al corrente, è stato danneggiato” da Wikileaks. Questo non è più vero, se mai lo è stato.

Qualsiasi danno possa aver fatto Wikileaks alle riforme democratiche non è causato da cattiveria, bensì dall’ingenuità. Probabilmente è sbagliato descrivere Assange, come ha fatto il vicepresidente Joe Biden, come un “terrorista tecnologico”. Lui, la sua organizzazione e i suoi sostenitori credono di essere in grado di promuovere la democrazia facendo della segretezza un nemico. Quello che stiamo vedendo in Zimbabwe, però, è che questi metodi non possono essere portati avanti senza danni collaterali.