Elogio della rabbia di Balotelli

Se voi foste un giocatore di calcio e quando entrate in campo vi piovesse vicino una banana e dagli spalti si alzasse il famoso coro “bu bu bu bu”, come reagireste? Io lo so come reagirei: male. Certo, immagino già le obiezioni: Mario Balotelli è un bambino viziato, è ricchissimo, deve diventare un professionista. Tutto vero, ci mancherebbe. Però… provate voi. Ho visto giocare Balotelli un sacco di volte e non c’è niente da fare, era sempre “el negher” o, in tono paternalistico-peloso, “il negretto”. Quando sbagliava diventava subito “quel negro di merda”. Dai tifosi avversari poi il coro “Non ci sono negri italiani” era inevitabile. Coro ripetuto spesso anche dai cosiddetti “ultras Italia”, gruppo composto essenzialmente da ultrà del Nord Est e con forte connotazione di destra.

Tutto questo non riguarda solo Balotelli. Chiedete a Seedorf oppure a Etò, che ha dovuto sorbirsi per due anni il coro “Eto’ Eto’ Eto’ l’hanno visto con le rose, con le rose nel metrò”. Lui un giorno reagì a suo modo, mettendosi a fare il verso di una scimmia. Una forma di ironia che non venne molto capita.
Ci sono mille motivi per cui Balotelli è così. Ma quella rabbia di fondo c’è, eccome. Non si capisce perché se uno e ricco e famoso debba sopportare tutto. Ho sempre pensato che di fronte a cori razzisti una squadra dovrebbe uscire dal campo, l’arbitro interrompere la partita. La Uefa qualche tentativo lo fa: la Croazia è stata multata di 80.000 euro anche (ma non solo, c’era anche il lancio di petardi) per i cori razzisti dei suoi tifosi. Ci si limita a questo però. Di solito, per quanto riguarda l’Italia, bisogna anche sorbirsi pipponi mielosi del tipo “Ma no, gli italiani non sono razzisti”, “Ma no, in quei cori non c’è razzismo, è solo tifo”. Oppure il politicamente scorretto che dice che “in fondo sono negri e vanno chiamati negri”. E su questi argomenti la Federazione è sempre stata tra il latitante e il timoroso.

Insomma, sarà pure viziato eccetera eccetera ma quell’incazzatura di Balotelli è sacrosanta. E poi, comunque, è il più forte attaccante italiano.

Stefano Nazzi

Stefano Nazzi fa il giornalista.