Come perdere un ottimo amministratore

Dovrà pur arrivare il momento in cui si spezza la catena per cui qualsiasi tipo di provvedimento giudiziario diventa di per sé, senza la minima valutazione di merito, motivo per espellere un amministratore dalla vita politica, interrompendo il suo lavoro.
E pazienza se toccherà affrontare le ingiurie, che tanto arrivano lo stesso: sì, la catena andrebbe spezzata oggi, oggi che un ottimo presidente di Regione nonché commissario di governo per la ricostruzione dell’Emilia terremotata si sente costretto a mollare tutto dopo una condanna in appello che rovescia un’assoluzione in primo grado, e che non riguarda né mazzette né corruzione ma la fondatezza di un intervento di chiarificazione che Vasco Errani si sarebbe potuto risparmiare e che invece volle fare per allontanare l’ombra del sospetto di favoritismo.

Conoscendo Errani, su due cose si può scommettere: che sia una persona di assoluta onestà; e che non ritirerà le dimissioni annunciate ieri, nonostante la richiesta che gli arriva non solo dal Pd ma da tutti gli amministratori del suo territorio, dalla Confindustria, dall’Anci, dai sindacati.
Questo fa riflettere. Quando – fra un anno, due anni, chissà – il terzo grado di giudizio decreterà che Errani non ha commesso alcun “falso ideologico”, che cosa dovremo pensare? Di aver perduto uno dei migliori amministratori d’Italia per colpa d’una sentenza su un fatto minore scaturita magari dall’esigenza suggerita nell’arringa del pm: «Bisogna dare un segnale»?

In un paese dove ormai sindaci e assessori non muovono una penna dalla scrivania per paura di un avviso di garanzia, è il tempo di recuperare la norma di civiltà che consente di distinguere su merito e gravità delle accuse. Possiamo permetterci di scriverlo qui, oggi, per un caso che coinvolge un amministratore del Pd, perché ci siamo tenuti alla larga dal cannibalismo giudiziario che ha nutrito politica e giornalismo per vent’anni. Forse il principio potrebbe affermarlo anche Matteo Renzi, emancipato com’è dal ricatto giustizialista. Che ne abbia voglia o possibilità, è un altro discorso.

Infine, a proposito: buona notizia, per loro, che Berlusconi figlio e Confalonieri siano stati assolti per Mediatrade. Si sono già fatti vivi gli sciocchi convinti che i due siano stati protetti in quanto recenti sostenitori del governo: fateci caso, lo dicono gli stessi che di solito strepitano in difesa dell’indipendenza dei giudici.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.