Grillo e la libertà di stampa

Non so che cosa di Beppe Grillo penserebbero oggi Indro Montanelli, che di Marco Travaglio è stato maestro, o Enzo Biagi, al cui ultimo programma si ispira la testata del Fatto. Di una cosa però sono certo: questi due grandi del giornalismo italiano si ribellerebbero all’ultima minaccia rivolta alla stampa da un capo partito che dichiara di puntare alla presa del potere totale.
Del preannuncio dell’istituzione di tribunali popolari per processare i giornalisti “avversari” (con molti dettagli sulla procedura adottata) possiamo decidere di ridere. A patto però di liquidare come pagliacciate anche tutte le altre cose che Grillo e Casaleggio vanno dicendo in questi giorni.
Oppure possiamo decidere di non ridere, memori dell’errore compiuto nel ’94 quando le sparate di Berlusconi ci sembravano così eccessive da non dover essere prese sul serio.

Per vent’anni la sinistra, i sindacati e le associazioni hanno riempito le piazze contro il pericolo che Berlusconi rappresentava per la libera informazione. Su quest’onda (e sull’oggettiva caduta di credibilità del nostro mestiere) hanno surfato alla grande Travaglio e i suoi colleghi. Neanche esisterebbe, il Fatto, senza questo clima di mobilitazione permanente.
Eppure sia ben chiaro: Berlusconi ne ha dette e fatte di tutti i colori, ma non s’è mai azzardato di allestire processi staliniani e carceri del popolo. Dov’è allora l’indignazione dei sindacati, oggi tanto solleciti ad allarmarsi perché Renzi vuole ridurre gli sprechi della Rai? Perché gli intransigenti del Fatto si scoprono giustificazionisti su ogni eccesso grillino? E gli accaniti intellò della società civile, riparati dietro Tsipras dopo essere stati rimbalzati dal M5S, hanno perso la voce, così alta e squillante in altre occasioni?

Stasera piazza del Popolo a Roma si riempirà per la più grande delle manifestazioni elettorali del Pd. Non sarebbe male se tra gli impegni assunti per riportare l’Italia al livello delle più forti democrazie europee ci fosse anche, di nuovo, la dura rivendicazione del diritto a scrivere, a fare informazione e a esprimere idee e opinioni senza essere minacciati e intimiditi come capita ormai quotidianamente.
Perché è chiaro che neanche questo, come altri buchi neri del caso Italia, smette di essere un problema ora che Berlusconi esce di scena. Capita, semplicemente, che il bavaglio si trasforma in gogna, e che chi s’atteggiava a vittima si candida a carnefice.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.