L’argomento facile contro il presidenzialismo

Dice bene Federico Orlando, nell’articolo di oggi con il quale concordo altrimenti in minima parte: nessuno potrà obbligare il centrosinistra a imboccare la strada del semipresidenzialismo, e solo un congresso potrà sancire nel Pd una svolta verso quella che non è una banale correzione della Costituzione ma una sua riscrittura ampia e significativa.

Proprio perché questa discussione incide nel profondo della cultura e della prassi politica del paese, penso sia bene cominciare ad accantonare alcuni degli argomenti tra i più facili e distruttivi. Se è vero che siamo liberi di arrivare a qualsiasi conclusione, togliamo dal campo tesi ricattatorie delle quali – non a caso – il migliore interprete si rivela una volta di più Beppe Grillo.
L’argomento più distruttivo di tutti, com’è evidente, è quello secondo il quale introdurre in Italia l’elezione diretta del capo dello stato equivarrebbe a consegnare il potere a Berlusconi.
Penso esattamente l’opposto (come Romano Prodi, a occhio).

Sono convinto che Berlusconi, perfino con tutto il suo conflitto di interessi, non abbia (meglio: non abbia più) la minima chance di farsi eleggere dagli italiani né presidente della repubblica né altro. Sono sicuro che non solo Prodi medesimo – di diverse lunghezze – ma molti altri leader del centrosinistra batterebbero oggi o domani Berlusconi in un testa a testa di tipo francese, col ballottaggio e tutto il resto (compresa, è ovvio, una vera legge sul conflitto di interessi).
Dico di più. Proprio per questo motivo sospetto che, se non ci riusciranno altri prima di lui, sarà Berlusconi a far saltare il tavolo della riforma dello Stato. Come del resto ha già fatto, ai tempi della bicamerale di D’Alema, contro la stessa ipotesi che si prospetta ora.

Nel momento in cui sostengo che il centrosinistra avrebbe vantaggio da un semipresidenzialismo di tipo francese, aggiungo che in realtà la tesi del cui prodest andrebbe del tutto accantonata.
Cerchiamo per una volta di discutere e di scegliere su che cosa sia meglio per l’Italia, per darle un sistema funzionante che salvi la democrazia. Può darsi che alla fine si riveli impossibile edificare il complesso meccanismo di pesi e contrappesi che renderebbe possibile una riforma presidenzialista. Ma per favore arriviamo a questa conclusione da soli, col nostro pensiero autonomo e adulto, senza agitare per la milionesima volta il fantasma del mostro.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.