Sulla legge elettorale (prima della direzione)

O, meglio, tra una direzione e l’altra, perché ora si sorprendono tutti dello spagnolo (che poi è un fiorentino, come ho già scritto giorni fa), ma lo spagnolo faceva parte del terzetto di proposte di Renzi, che hanno tutti discusso per giornate intere e che venerdì era già sul piatto. E lo spagnolo prevedeva già liste bloccate e un premio consistente di maggioranza. La novità – la ripartizione nazionale dei seggi, mediazione tra Berlusconi e Alfano – peggiora le cose.

Con Andrea Pertici abbiamo ricostruito le tappe precedenti.

Da dove siamo partiti

In questi mesi sulla legge elettorale siamo stati gli unici a insistere. Anche quando tutti gli altri volevano farla precedere da lunghissime riforme (quelle poi abbandonate – dopo avere perso mesi – senza spiegare perché e senza chiedere scusa).

Avevamo la proposta: Mattarella Senato (per evitare liste bloccate e meccanismo dello scorporo), con possibilità di doppio turno, ma di collegio (che questa è la storica posizione del Pd, non certo quella del doppio turno di coalizione, che i feroci oppositori di Renzi ora s’intestano).

La nostra proposta è agli atti. Ed è stata presentata in conferenza stampa al Senato il 3.12 (il giorno prima della decisione della Consulta).

Sulla nostra proposta (che sostanzialmente pende anche alla Camera: Martella) ci poteva essere maggioranza. Il 4 sera dopo che la Corte ha dichiarato incostituzionalità Porcellum, Grillo si è detto favorevole al ritorno al Mattarella. Proposte in tal senso anche da Sel, Sc, Lega, gruppo delle Autonomie… Nel Pd si sono espressi a favore – purtroppo in momenti diversi – oltre a noi Letta, Renzi, Cuperlo e molti altri…

Da dove abbiamo ricominciato dopo il Congresso

Da tre. Dalle note tre proposte. Tra le quali preferivamo, ovviamente il Mattarella. Con meno alterazioni possibili, soprattutto con molta molta cautela sull’aggiunta di premi di maggioranza, come ho ricordato in direzione venerdì, peraltro. Senza polemica, senza strepitare, ma con grande preoccupazione e conseguente cautela.

Cosa ha detto intanto la Corte costituzionale (sent. 1/2014)

Di non ingannare gli elettori. In particolare:

No a meccanismi premiali che non rispettino proporzionalità e ragionevolezza. Si può premiare solo con moderazione, senza stravolgere il risultato elettorale e senza ingannare l’elettore.

No a liste bloccate che non consentano all’elettore di capire chi vota. Quindi no a liste lunghe e per di più inquinate dalla possibilità di candidarsi in più circoscrizioni e procedere poi col meccanismo delle opzioni.

Come si arriva alla nuova proposta

Ripartire da tre forse non ha agevolato. Perché ciascuna delle forze politiche ha iniziato a fare valutazioni di piccola convenienza e soprattutto perché ciascuno ha tentato di cogliere da ciascuna qualcosa che le convenisse… ibridando e stravolgendo i modelli proposti (già un po’ “impuri”, in realtà). Per questo avevamo proposto di andare in Parlamento con il Mattarella, senza dare l’avvio a una dinamica trattativistica in cui ha preso il sopravvento per ciascuno il proprio particulare.

I (principali) punti deboli della proposta

a) su liste e ripartizione dei seggi. Le liste non sembrano poi così corte (5 o 6…). In ogni caso se la ripartizione avviene a livello nazionale, per tutti (meno probabile) o anche (più probabile) solo per i resti – cioè una volta assegnati i quozienti interi – la lista è in realtà lunghissima, più lunga di prima. È il Porcellum che esce dalla porta, ma rientra dalla finestra.

b) sul premio di maggioranza. Fermo restando che non ci piace proprio l’idea del premio, preferendo un sistema maggioritario, in ogni caso dobbiamo ricordare la necessità di rispettare le indicazioni della Consulta sulla sua ragionevolezza: può essere ragionevole un premio del 20% a chi abbia il 35% dei voti? Si danno così oltre il 50% dei seggi in più!

c) altri elementi. Le diverse soglie di sbarramento a seconda che si sia coalizzati o non coalizzati spingono a “coalizioni infedeli”, dettate da mero opportunismo.

In sintesi, purtroppo, questa proposta, così come formulata, mantiene troppi vizi di quella appena dichiarata incostituzionale. Speriamo che almeno nel corso dei lavori parlamentari possa migliorare. Ci impegneremo, come sempre, in questo senso. Per prima cosa, riducendo la lunghezza delle liste collegio per collegio, evitando il premio di maggioranza spropositato e la ripartizione nazionale nell’assegnazione dei seggi, che devono assolutamente essere legati ai collegi. Altrimenti questo è e rimane un Porcellum.

Una nota a margine: se il M5s continua a chiamarsi fuori, come già a marzo e ad aprile, è un po’ difficile non cercare altri interlocutori. Lo dico con dispiacere, riprendendo Scanzi e Travaglio, che non sono certo spingitori di Pd, e che in questi giorni, soprattutto il secondo, stanno esattamente scrivendo le cose che trovate anche qui. Speriamo che vogliano fare un po’ di politica, questa volta.

Pippo Civati

Pippo Civati è il fondatore e direttore della casa editrice People. È stato deputato eletto col Partito Democratico e ha creato il movimento Possibile. Il suo nuovo libro è L'ignoranza non ha mai aiutato nessuno (People).