Inizia il campionato di football americano

Il campionato di football americano inizia giovedì notte. E parte alla grande, se è per quello, con la sfida tra le ultime due squadre vincenti al Superbowl: i New Orleans Saints, campioni della National Football League nel 2010, in trasferta nel Wisconsin per sfidare i Green Bay Packers, detentori del titolo, accompagnati dal solito spettacolo di contorno (Kid Rock e Maroon 5 chiamati a esibirsi).

Ma guai a pensare che sia questo il punto più alto della prima giornata della nuova NFL. Perché il resto del programma (esclusi i due Monday Night, ovviamente) si svolge domenica – e non una domenica qualunque. Undici-settembre-duemilaeuno. Undici-settembre-duemilaeundici. Dieci anni dopo in campo (in diretta nazionale USA e in diretta anche qui in Italia su ESPN America, canale 214 di SKY, dalle 19 fino a notte fonda) ci vanno i Pittsburgh Steelers (il volo UA 93, dirottato, cadde al suolo a Stonycreek, Pennsylvania, 130 km da Pittsburgh), i Washington Redskins (la capitale, e il Pentagono, erano l’obiettivo finale del dirottamento), le due squadre di New York, Jets e Giants, e i Dallas Cowboys, che rimangono pur sempre “The America’s Team”, la squadra che forse più di tutte simbolizza gli Stati Uniti.

Sarà una domenica intensa, emozionante, sarà un tripudio di bandiere a stelle&strisce, lacrime, minuti di silenzio squarciati dalle note di Star Spangled Banner e video speciali di commemorazione. Poi si scenderà in campo, perché la storia va avanti e perché avanti, nel football, deve andare anche l’ovale, dieci yard alla volta. Perché se è vero che il baseball è il “passatempo nazionale”, è il football lo sport che ha nel suo DNA tutto lo spirito della frontiera, il lento avanzare sul territorio, verso un ovest che si chiama end zone, dove l’ennesimo touchdown è il successo che ti premia. È uno sport molto americano per queste caratteristiche, ed è uno sport molto americano perché concede spesso e volentieri quelle “seconde opportunità” necessarie per redimersi e tornare in vetta.

Ed è proprio il giocatore con la seconda opportunità più incredibile di tutte il simbolo della stagione NFL che sta per iniziare. Si chiama Michael Vick, ha 31 anni, gioca per Philadelphia e con gli Eagles ha da poco firmato un contratto da 100 milioni di dollari. Non il primo, ma il secondo della sua carriera (unico caso nella storia della NFL), dopo quello da 130 firmato nel 2005 con gli Atlanta Falcons. In mezzo, però, ci sono 548 giorni passati in carcere (per aver organizzato sanguinosi combattimenti fra cani con relativo giro di scommesse) e una serie di giornate interminabili trascorse a lavare pavimenti in prigione a 12 centesimi di dollari all’ora. È tutta qui – espressa nell’unità di misura più venerata, quella verde dollaro – tutta l’ascesa, il crollo e la rinascita di Michael Vick: centotrenta milioni, dodici centesimi (e una dichiarazione di bancarotta), cento milioni. Una parabola impressionante anche se la si vuole raccontare dal punto di vista sportivo, perché Vick (proprio in quel 2001) è stato la prima scelta assoluta della NFL all’uscita dal college e il primo afroamericano nella storia del football a ottenere questo riconoscimento. Indirizzato verso una carriera stellare fermata solo dall’arresto, e ripresa dove si era interrotta con la maglia degli Eagles, prima da terzo quarterback della squadra, poi nuovamente titolare, fino al premio di “Comeback Player of the Year” vinto la scorsa stagione.

Domenica la sua Philadelphia debutta a St. Louis contro i Rams, con la pericolosa etichetta di “Dream Team” appiccicata addosso per via di un mercato sontuoso che ha fatto degli Eagles una delle squadre favorite per il Superbowl del prossimo febbraio. Green Bay, New England, New Orleans e Pittsburgh sembrano essere gli avversari più duri, ma solo il campo dirà la verità. Let’s play some football!

Mauro Bevacqua

Nato a Milano, nel 1973, fa il giornalista, dirige il mensile Rivista Ufficiale NBA e guarda con interesse al mondo (sportivo, americano, ma non solo).