Alla faccia della crisi

Ogni volta che esce una classifica delle persone/celebrità più ricche e (stra)pagate, la curiosità non manca mai. In questo caso sono sportivi. E americani. Così, due conti in tasca ai cosiddetti Paperoni dello sport a stelle e strisce ci divertiamo a farli pure noi.

Partendo dall’alto, dal n°1. Che rimane, secondo le stime del settimanale  “Sports Illustrated”, Tiger Woods: scandali o non scandali. Più si allungava la lista delle signorine che confessavano un passato con “la tigre” del golf, però, e più crollava il suo valore di testimonial: Gatorade, Accenture e AT&T, ad esempio, hanno tutti detto addio a Woods nel solo 2010, togliendogli dalle tasche la bellezza di 22 milioni di dollari. Però a fine anno, tra vittorie, premi, bonus e contratti, il golfista più famoso del mondo si è messo comunque in tasca oltre 90 milioni di dollari (9 in meno rispetto al 2009).

Un suo collega, Phil Mickelson, lo segue al secondo posto, mentre al terzo c’è un pugile, quel Floyd Mayweather Jr. che oggi fa notizia soprattutto perché sta mostrando di farsela sotto all’idea di incontrare Manny Pacquiao, in quello che forse è l’unico match che abbia ancora senso in uno sport fortemente minato nella sua credibilità. E che i pugili non siano figure credibili – da “vendere” al pubblico americano – lo dimostrano i guadagni dello stesso Mayweather: dei 60.250.000 dollari che si mette in tasca, 60 milioni arrivano dalle “borse”, e solo 250.000 da contratti di immagine/sponsorizzazione (è esattamente il contrario per i due golfisti di cui sopra, che ricavano oltre il 90% delle proprie entrate dal loro ruolo di “endorser”).

Giù dal podio, ecco trionfare il triumvirato classico dello sport USA: basket, baseball e football americano. Sei giocatori della NBA (LeBron James quarto, Shaquille O’Neal sesto, Kobe Bryant settimo, poi Dwyane Wade, Dwight Howard e Kevin Garnett), tre giocatori delle MLB (Alex Rodriguez, Derek Jeter e CC Sabathia) e tre della NFL (Peyton Manning nono e suo fratello Eli tredicesimo, più Matthew Stafford) completano la top 15.
Un paio di rapide considerazioni. Il potere di un brand (quello degli Yankees) e di una città (New York), ad esempio, fa sì che i tre giocatori di baseball capaci di entrare tra i primi quindici giochino tutti per i “Bronx Bombers” (e non guasta che siano campioni in carica, certo). Nel basket, invece, dei sei della Top 15, solo LeBron James (al centro del chiacchieratissimo trasferimento da Cleveland a Miami, che a livello di ingaggio gli è costato parecchi dollari) incassa di più fuori dal campo che in campo: i due terzi delle sue entrate fanno capo al James testimonial, solo un terzo a quello giocatore. Anche per questo, forse, l’ex 23 dei Cavs oggi n°6 agli Heat è un prototipo nuovo di atleta/personaggio.

Di certo c’è che questi fenomeni dello sport male non se la passano: la media dei guadagni dei primi 50 è superiore ai 26 milioni di dollari, il dato più alto di sempre in assoluto, e in crescita dell’11% rispetto al 2009.

Alla faccia della crisi.

Mauro Bevacqua

Nato a Milano, nel 1973, fa il giornalista, dirige il mensile Rivista Ufficiale NBA e guarda con interesse al mondo (sportivo, americano, ma non solo).